Le condanne per le firme false in Piemonte
Michele Giovine, leader della lista dei Pensionati, è stato riconosciuto colpevole in primo grado di aver falsificato 17 firme su 19
Michele Giovine, consigliere regionale e leader di una lista Pensionati che sostiene la giunta di Roberto Cota, è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi di detenzione, all’interdizione dai pubblici uffici per due anni e alla sospensione dei diritti elettorali per cinque anni. Insieme a lui è stato condannato anche il padre, Carlo Giovine. Delle 19 firme raccolte per presentare la candidatura della loro lista alle ultime elezioni regionali in Piemonte, 17 sarebbero state riconosciute come false. Michele Giovine è recidivo, come ricorda la Stampa.
Nel 2005 era candidato nella lista “Consumatori per Ghigo”, l’80% delle firme risultarono false, ma la depenalizzazione del reato e il ritardo dell’inizio del processo, che portò alla prescrizione, gli consentirono di continuare a sedere a Palazzo Lascaris, anche quando la Corte Costituzionale rielevò al rango di “delitto” il suo comportamento. Generalizzato, secondo la difesa. Stessa storia a Porte, nel pinerolese, dove per le firme false gli fu comminata una multa.
La lista Pensionati alla fine aveva ottenuto 27.000 voti, il triplo dell’esiguo distacco che ha permesso a Roberto Cota di battere la presidente uscente Mercedes Bresso. La questione è stata già oggetto di vari ricorsi e, come scrive Repubblica Torino, questa sentenza per il momento non dovrebbe avere effetto sull’assetto della giunta regionale piemontese.
Il voto per il candidato presidente, infatti, è distinto e separato da quello per le liste a questo collegate: tanto che gli elettori possono attribuire un voto disgiunto, scegliendo di votare un candidato presidente e poi una lista tra quelle che non sostengono il candidato che hanno votato. Una questione simile a quella oggetto di un altro ricorso al TAR, relativa a tre liste che sostenevano Cota: la lista dei “Verdi Verdi”, la lista “Al centro con Scanderebech” e la lista “Consumatori con Cota”. La prima era accusata di aver indotto gli elettori in confusione; la seconda era accusata di aver utilizzato il nome di Scanderebech, allora presidente del consiglio regionale con l’UdC, per non raccogliere le firme, salvo poi uscire dall’UdC e sostenere Cota; la terza era quella dei “Consumatori per Cota”, con una simile contestazione. Il TAR aveva respinto l’istanza nei confronti dei “Verdi verdi” e ha accolto parzialmente l’istanza nei confronti delle altre due liste, disponendo che i voti che hanno ricevuto – più o meno 14 mila – dovessero essere ricontati e verificati. Lo scorso novembre, quando il riconteggio era ancora in corso, il Consiglio di Stato era intervenuto accogliendo un ricorso di Roberto Cota e interrompendo le operazioni. Il 4 ottobre la Corte Costituzionale si esprimerà definitivamente sulla vicenda.
Mercedes Bresso ha commentato la condanna di Giovine dicendo che «è stata riconosciuta la falsità di una lista determinante per la vittoria delle ultime elezioni regionali. Si è accertato che le elezioni sono state falsate e vinte con la frode».