I dissidenti cinesi ancora in carcere
I cinque più noti, dal premio Nobel Liu Xiaobo a Wang Yi, condannata ai lavori forzati per un tweet
Domenica scorsa il dissidente cinese Hu Jia è stato liberato. Hu Jia ha passato tre anni e mezzo in carcere con l’accusa di sovversione, colpevole di aver criticato più volte il mancato rispetto dei diritti umani e civili in Cina. La sua scarcerazione segue di pochi giorni quella dell’artista e dissidente Ai Weiwei, che a detta del regime era detenuto per aver evaso le tasse. Weiwei e Hu Jia godono di qualche notorietà in Occidente: il primo per le sue opere e installazioni e l’altro per aver ricevuto dal Parlamento europeo il premio Sakharov, una delle più importanti onorificenze in Europa per i diritti umani.
Il loro rilascio è avvenuto mentre il premier Wen Jiabao si trovava in visita in Europa e i media occidentali ne hanno parlato diffusamente: la loro liberazione è sembrata più una mossa mediatica che un tentativo della Cina di migliorare la situazione dei diritti civili. I dissidenti e gli attivisti che si trovano ancora nelle carceri cinesi e nei laogai, i campi di lavoro e rieducazione, sono numerosissimi. Elien Becque in un’articolo sull’Atlantic fa un elenco di cinque attivisti di spicco detenuti da anni dal regime cinese, uno dei quali del tutto scomparso.
Huang Qi
Nel 1999 ha fondato insieme alla moglie il sito www.64tianwang.com per segnalare le persone scomparse a causa del traffico di esseri umani. Nel tempo ha cominciato a segnalare sul sito anche le persone scomparse a causa del regime e molti casi di abusi da parte di funzionari governativi. Nel 2000 Qi è stato arrestato con l’accusa di “incitare alla sovversione”. Dopo cinque anni in carcere, è stato liberato e ha ripreso a occuparsi del sito e a denunciare i soprusi del governo. Nel 2008 ha raccontato le storie di molti bambini morti nel terremoto nella provincia di Sichuan, e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta sulla scarsa qualità delle infrastrutture scolastiche. Per questo il regime lo ha accusato di “possesso illegale di segreti di stato” e lo ha nuovamente condannato a tre anni di carcere.
Qi Chonhuai
È un giornalista. È stato arrestato nel 2007 per aver scritto della corruzione nel partito comunista. Nel maggio 2008 è stato condannato per estorsione a quattro anni di carcere. L’Huffington Post riporta che venerdì scorso, proprio due settimane prima del suo rilascio, la sentenza è stata allungata di altri otto anni per appropriazione indebita.
Cheng Jianping
È conosciuta anche con lo pseudonimo di Wang Yi, ha 46 anni e nel novembre del 2010 è stata condannata a un anno di rieducazione attraverso i lavori forzati con l’accusa di incitamento al disordine pubblico. Yi aveva pubblicato un commento sarcastico su Twitter, in cui criticava alcuni manifestanti cinesi che protestavano contro il Giappone a proposito di una disputa territoriale tra i due paesi. Ora è detenuta – senza processo – nel campo di lavoro femminile di Shibali, nella provincia di Henan. Il suo rilascio è previsto per novembre di quest’anno.
Liu Xiaobo
È probabilmente l’attivista cinese più famoso al mondo, dopo essere stato insignito del Premio Nobel per la pace nel dicembre 2010. È un critico letterario e docente universitario, e ha insegnato sia in Europa che negli Stati Uniti. Nel 1989 ha partecipato alle proteste in Piazza Tiananmen ed è stato incarcerato più volte per aver criticato il regime, chiesto libere elezioni e maggiori diritti civili. È il principale promotore della Charta 08, un manifesto che chiede 19 riforme democratiche per migliorare la situazione dei diritti umani nel paese. Il manifesto è stato pubblicato online il 10 dicembre 2008 – il 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo – e firmato da oltre 300 intellettuali e attivisti di spicco cinesi. L’appello, ispirato alla “Charta 77” dei dissidenti cecoslovacchi, è stato firmato da più di ottomila persone. Xiaobo è stato arrestato e nel 2009, dopo un anno di detenzione, è stato condannato a 11 anni di carcere per incitamento alla sovversione.
Gao Zhisheng
È un avvocato che si è impegnato soprattutto nella difesa delle minoranze religiose – in particolare i cristiani e gli aderenti al Falun Gong. Nel 2005 decise di non rinnovare la tessera al partito comunista, condannandone i metodi repressivi. È stato più volte sequestrato, ha subìto un attentato dalla polizia politica e nel dicembre del 2006 è stato condannato a tre anni in carcere per sovversione. Nel 2008 è stato candidato al Premio Nobel per la pace. Nell’aprile 2010, in un’intervista all’Associated Press, ha raccontato di essere stato più volte torturato. Due settimane dopo Gao è scomparso nella provincia di Xinjiang. Da allora non ci sono più sue notizie.
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