Le novità sulla Freedom Flotilla
Il governo israeliano sostiene gli attivisti porteranno con sé armi chimiche ed è pronto a far intervenire l'esercito
Il governo israeliano sostiene che alcuni degli attivisti che nei prossimi giorni salperanno verso Gaza a bordo della Freedom Flotilla porteranno con sé armi chimiche. «Il quadro che sta emergendo è che alcuni membri della Flotilla vogliono chiaramente arrivare allo scontro violento», ha detto il ministro della Difesa israeliana Ehud Barack. «Li avviseremo, spiegheremo, cercheremo di prevenire lo scontro, ma non consentiremo mai che raggiungano Gaza. Per questo chiediamo che rinuncino al viaggio e avvertiamo che se ci sarà qualsiasi tipo di scontro la responsabilità sarà solo dei partecipanti e degli organizzatori».
La Freedom Flotilla II – Stay Human dovrebbe essere prossima alla partenza: la data precisa non è stata resa pubblica, ma le navi dovrebbero dirigersi verso Israele entro la fine di giugno, partendo dalla Grecia. Il convoglio dovrebbe essere formato da dieci navi, otto passeggeri e due cargo, con a bordo circa mille attivisti da una ventina di paesi. Molti partecipanti sono di nazionalità israeliana, tra cui Amira Hass, una delle giornaliste più note del quotidiano israeliano Haaretz, che ha vissuto per sedici anni tra i palestinesi (e collabora con Internazionale). Tra le navi dovrebbe esserci anche l’italiana “Stefano Chiarini”.
Ieri c’è stata una riunione speciale del governo israeliano per mettere a punto le modalità d’intervento. Il governo ha stabilito che «le forze israeliane dovranno agire con risoluzione per far rispettare il blocco navale di Gaza». Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha però cambiato idea sulle conseguenze prospettate ai giornalisti che si sarebbero imbarcati sulle navi. In un primo momento il governo israeliano aveva detto che a tutti i giornalisti che prenderanno parte alla spedizione sarebbe stato vietato l’accesso al paese per dieci anni. Ora questa proposta è stata lasciata cadere.
Da diversi mesi era previsto un secondo convoglio navale che avrebbe cercato di forzare il blocco, inizialmente annunciato per la scorsa primavera, dopo la prima spedizione denominata Gaza Freedom Flotilla e formata da sei navi (tre passeggeri e tre navi cargo contenenti aiuti umanitari). La principale nave passeggeri, la Mavi Marmara, fu assaltata dalle forze speciali israeliane nelle acque internazionali al largo di Israele il 31 maggio 2010. Nell’incursione morirono nove persone di nazionalità turca, scatenando molte proteste in tutto il mondo. La commissione d’inchiesta israeliana ritenne comunque l’esercito non responsabile di aver commesso errori durante l’attacco.
Il blocco navale israeliano della Striscia di Gaza è iniziato dal 2007, rendendo più rigide alcune restrizioni già attive del 2001. Il direttore dell’ufficio stampa del governo, Oren Helman, ha ribadito che il blocco è motivato da ragioni di sicurezza, «visti gli sforzi di Hamas di introdurre armi e terroristi nella Striscia». Helman ha anche detto che il governo ha già dato disposizioni all’esercito di non permettere al convoglio di raggiungere Gaza.