No TAV: cosa sta succedendo
Le ragioni degli scontri di stamattina e del progetto che li ha originati
di Emanuele Menietti
Nelle prime ore di oggi, le forze dell’ordine hanno condotto un’operazione per rimuovere i blocchi e le barricate create dai manifestanti No TAV lungo l’autostrada del Frejus. Ci sono stati numerosi scontri con il lancio di lacrimogeni e l’utilizzo di circa quaranta mezzi blindati, usati dagli agenti per condurre la loro marcia verso l’area della Maddalena, dove sarà aperto uno dei cantieri per la linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione. Lì i No TAV avevano realizzato un presidio permanente per protestare e ostacolare le operazioni di avvio del cantiere.
Le cause
Da giorni circolavano voci tra i manifestanti su un possibile intervento della polizia nell’area della Maddalena. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, aveva confermato la necessità di aprire il cantiere entro fine mese, ricordando che ulteriori ritardi nell’avvio dei lavori avrebbero causato un «addio alle centinaia di milioni del contributo UE, ma soprattutto ai collegamenti con l’Europa, e quindi al futuro». Le parole del ministro avevano spinto i No TAV ad aumentare la loro presenza nel presidio della Maddalena, invitando i militanti del movimento a partecipare a una manifestazione che si è svolta ieri nella zona e a rimanere nella notte, vista la concreta possibilità di un blitz delle forze dell’ordine.
Che cosa è successo
Alle 4.40 di questa mattina, le autorità hanno deciso di chiudere per precauzione un tratto dell’autostrada che da Torino porta al traforo del Frejus verso la Francia. L’autostrada si trova a pochi chilometri di distanza dall’area della Maddalena e già in passato era stata bloccata dai manifestanti in segno di protesta. Dal presidio erano visibili i lampeggianti dei mezzi della polizia e i manifestanti hanno quindi lanciato alcuni fuochi artificiali per segnalare il loro imminente arrivo. La polizia ha condotto l’operazione su tre fronti distinti, dopo che il prefetto aveva dato un ultimatum di un quarto d’ora per sgomberare la zona.
L’avanzamento verso l’area del cantiere delle forze dell’ordine è stato complicato dalle numerose barricate messe in piedi dai manifestanti, sfruttando anche i guardrail dell’autostrada. Dopo due ore di scontri anche violenti, con il lancio di pietre e l’utilizzo di estintori contro le forze dell’ordine, gli agenti hanno occupato l’area con diverse cariche e il lancio di lacrimogeni. I manifestanti si erano rifugiati nei boschi intorno all’area della Maddalena ed è stato concesso loro un salvacondotto per scendere nuovamente nel piazzale e abbandonare in sicurezza la zona. Secondo la Questura di Torino, tra gli agenti ci sarebbero almeno 25 feriti: venti sono stati medicati sul posto e cinque sono stati portati in ospedale. Quattro i feriti tra i manifestanti.
Chi sono
Il movimento No TAV è particolarmente eterogeneo nella sua composizione ed è difficile definirlo con poche parole. Al suo interno ci sono i valligiani della Val di Susa contrari – per ragioni ambientaliste o di semplice opportunismo – all’alta velocità, ci sono i sindaci e altri rappresentanti delle istituzioni locali, ci sono quelli che in passato avevano aderito alle proteste contro i cantieri ferroviari nel centro Italia, i militanti dei centri sociali e alcune frange legate agli ambienti anarchici. Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera nella zona, segnala che buona parte delle persone nel presidio questa notte erano dei centri sociali del Nord e che non c’erano, invece, consistenti rappresentanze degli abitanti della Valsusa: «Al punto che la loro presenza era stata richiesta a gran voce dagli incappucciati neri non pratici della zona, che nascondevano molotov, pietre ed estintori dietro ai massi. Molta gente girava con spranghe e mazze da baseball. Dentro il presidio c’erano almeno 500 persone». Va ricordato che il movimento No TAV è per sua natura non violento, che i suoi rappresentati hanno partecipato negli anni a centinaia di riunioni con le istituzioni e che i casi di scontri diretti con le forze dell’ordine sono stati rari, spesso condizionati dalla presenza di soggetti violenti.
Che cosa vogliono
Come suggerisce il nome, i No TAV sono contrari alla costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità per mettere in collegamento Torino con Lione, in Francia, attraverso la Val di Susa. L’opera fa parte del Progetto Prioritario 6 che mira a collegare trasversalmente l’Europa da ovest a est ed è considerata strategica dall’Unione Europea. I No TAV, in realtà, esistevano già nei primi anni Novanta e si battevano contro la realizzazione delle linee ad alta velocità tra Bologna, Firenze e Roma. Per la Val di Susa ipotizzano un potenziamento e un miglioramento dell’attuale linea storica, che dicono sia usata ad appena un terzo della sua capacità, senza dover costruire un’opera completamente nuova che richiede lo scavo di nuovi tunnel e un maggiore impatto ambientale.
Che cosa pensano della TAV
Chi aderisce al movimento ritiene che la linea ad alta velocità sia inutile, perché non giustificata da livelli sufficienti di traffico per merci e passeggeri, ed estremamente costosa da realizzare, con una spesa che in buona parte ricadrebbe sulla società. I No TAV dicono che la tratta avrebbe per decenni un bilancio di esercizio in passivo, perché costosa da mantenere e poco utilizzata, che verrebbe ripianato dal pubblico. Agli aspetti economici delle ragioni del no si affiancano anche quelli ambientali. Per costruire viadotti, gallerie e le altre infrastrutture il progetto originale prevede la creazione di numerosi cantieri, di dimensioni considerevoli come nel caso della Maddalena, verso i quali muoverebbero ogni giorno centinaia di camion e mezzi. La costruzione dei tunnel non piace ai No TAV perché secondo loro gli scavi porteranno a emissioni di polveri di amianto, al passaggio lungo vene di uranio e alla deviazione o distruzione di molte sorgenti d’acqua naturali sotterranee, come accaduto già nella zona del Mugello.
Che cosa dicono le istituzioni
Secondo il governo italiano, quello francese e l’Unione Europea, la tratta ad alta velocità tra Torino e Lione è un tassello fondamentale per lo sviluppo della rete ferroviaria europea. Le loro stime parlano di chiari e tangibili benefici per l’ambiente a opera conclusa che consentirà di ridurre il traffico in Val di Susa di almeno 600mila passaggi di camion in una prima fase, riducendo di 2,5 milioni di tonnellate le emissioni di inquinanti nocivi. Constatata la fortissima opposizione di una parte degli abitanti della zona, nel 2006 il governo italiano ha deciso di confrontarsi nuovamente con movimenti e istituzioni locali, insieme all’Unione Europea. Il confronto ha portato alla nascita di un Osservatorio Tecnico, che ha da poco prodotto un nuovo progetto che prevede l’utilizzo di meno cantieri e la creazione di una linea mista, dove le nuove tratte convivranno con quelle vecchie.
Il “progetto leggero”
Da qui al 2023 – 2025 il piano prevede la costruzione di tre opere prioritarie in Italia: due tunnel da una dozzina di chilometri e la risistemazione lungo tre chilometri nell’area di Susa, una delle città principali della valle. Si realizzerebbero così 29 chilometri degli 81 previsti e fino al 2035 la linea storica sarà utilizzata tra Avigliana, nella parte terminale della Valle di Susa verso la pianura, e Bussoleno. Questa soluzione consentirebbe di non attivare gli otto cantieri previsti nella bassa valle. La costruzione del resto dell’infrastruttura, nella proposta dell’Osservatorio Tecnico, resterebbe condizionata dai volumi di traffico: se saranno sostenuti, come previsto, si costruirà il resto, altrimenti rimarrà la soluzione ibrida con un risparmio di 4 miliardi di euro sugli 8,6 previsti per l’intera opera. Il progetto leggero accoglie le richieste di parte del movimento No TAV e dell’Unione Europea, che da tempo chiede tempi certi per la realizzazione delle opere, pena la revisione dei finanziamenti.
I Si TAV
Anche a causa degli episodi violenti contro le forze dell’ordine, di una intransigenza ritenuta eccessiva e della grande esposizione mediatica dei NO TAV, complice l’impegno di Beppe Grillo sul tema, negli ultimi anni in Piemonte si è sviluppata una certa insofferenza nei confronti di chi si batte contro l’alta velocità. Non esiste un movimento Si TAV vero e proprio con forme di organizzazione paragonabili a quello dei No TAV, tuttavia chi ritiene che la tratta ferroviaria debba essere costruita ha dato vita a presidi, siti web e manifestazioni, sostenute anche dai principali partiti. Nel gennaio del 2010, alcuni esponenti del Partito Democratico e del Popolo della Libertà organizzarono al Lingotto l’incontro Si TAV per sostenere la costruzione della linea ferroviaria. In quell’occasione Sergio Chiamparino, all’epoca sindaco di Torino, ricordò che la protesta di popolo era ormai finita e che ci si doveva confrontare con «una protesta, legittima, ma di militanti» aggiungendo che l’obiettivo era «fare una manifestazione per dire cosa vuole fare la stragrande maggioranza dei cittadini».