Le elezioni in Thailandia
A più di un anno dalla protesta delle "camicie rosse", il paese deve fare una scelta tra due candidati non esattamente irreprensibili
Il prossimo 3 luglio si terranno le elezioni politiche in Thailandia per il rinnovo di tutti i 500 seggi della Camera dei Rappresentanti, l’organo legislativo del paese. Il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha sciolto in anticipo il parlamento e ha indetto le nuove elezioni, attese da mesi. È l’ennesima tappa di una crisi politica molto complessa che colpisce il paese da alcuni anni e che negli ultimi mesi ha avuto sviluppi particolarmente violenti.
Dopo diversi disordini nelle zone rurali del paese, a partire da aprile del 2010 il Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura (UDD), conosciuto anche come “movimento delle camicie rosse”, aveva guidato una serie di proteste e manifestazioni nella capitale Bangkok. Queste avevano avuto il loro apice nel mese di maggio, con la dura repressione da parte dell’esercito, ma erano proseguite per mesi e avevano portato complessivamente ad almeno 91 morti e centinaia di feriti. I manifestanti contestavano la leadership di Abhisit, salito al potere nel 2008 a conclusione di due anni di governi deboli e precari seguiti al colpo di stato del 2006, che non causò vittime e inizialmente fu appoggiato dalla popolazione e accettato pacificamente dalla monarchia del paese asiatico. La svolta autoritaria del governo Abhisit nei mesi successivi all’insediamento, però, portò in piazza le “camicie rosse”, i sostenitori dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, alla guida del paese dal 2001 al 2006: rovesciato dal colpo di stato, e ancora un importante punto di riferimento per la politica thailandese. Gli attivisti hanno scelto di indossare camicie di colore rosso per distinguersi dagli oppositori dello stesso Thaksin, che erano soliti condurre le loro marce di protesta con indumenti colorati di giallo.
Le prossime elezioni saranno l’occasione per l’ennesima resa dei conti: i due blocchi saranno guidati dal partito Pheu Thai (PTP, “Per la Thailandia”) di Yingluck Shinawatra, 44 anni, sorella di Thaksin, e dal Democrat Party, il partito più antico del paese, guidato dal controverso primo ministro Abhisit. Thaksin è attualmente in esilio volontario, ha preso una seconda cittadinanza montenegrina e ha diversi processi in corso in patria. È un uomo ricchissimo e ha guadagnato fama internazionale anche per essere stato il proprietario del Manchester City, la celebre squadra di calcio inglese, da giugno 2007 a settembre 2008.
Le elezioni si preannunciano un testa a testa tra i due partiti principali, e quindi il ruolo dei piccoli partiti sarà decisivo per la formazione del governo, come spesso è accaduto in passato nella politica thailandese.
Il Wall Street Journal racconta una storia che mostra alcuni meccanismi che muovono la politica nel paese asiatico e che potranno fare la differenza nelle prossime elezioni. Il partito Bhumjai Thai (bhumjai significa “orgoglio”) controlla 30 seggi nel parlamento appena sciolto, ed è la creazione di Newin Chidchob, che alle prossime elezioni però non può candidarsi perché coinvolto in un’accusa di compravendita di voti.
Newin ha 52 anni e lo scorso anno ha deciso di comprare una squadra di calcio, il Buriram PEA (PEA sta per Autorità Elettrica Provinciale), nella zona nordoccidentale del paese. Grazie agli investimenti di Newin, il Buriram ora è primissima nella serie A thailandese e sembra contribuire in modo determinante a creare una nuova base elettorale nella popolosa zona delle coltivazioni di riso del nordovest del paese.
Il calcio è uno sport molto amato in Thailandia: nella massima serie sono cominciati ad arrivare anche diversi giocatori stranieri, provenienti dal Ghana, dal Brasile o dalla Scozia. Nella zona, Thaksin ha iniziato a costruire il suo consenso prima di arrivare alla carica di primo ministro nel 2001 e da questa sono arrivati a Bangkok anche molti manifestanti delle “camicie rosse”. Newin faceva parte del partito di Thaksin, ma ora ha il suo movimento (e la sua squadra) e non ha ancora detto con chi intende allearsi dopo le elezioni.
Il premier uscente Abhisit Vejjajiva.
foto Athit Perawongmetha/Getty Images