I cinque anni da ostaggio di Gilad Shalit
Oggi è il quinto anniversario del rapimento del soldato israeliano simbolo della lentezza dei progressi nei progetti di pace
Il 25 giugno 2006, cinque anni fa, un soldato israeliano di diciannove anni di nome Gilad Shalit fu rapito da alcuni militanti palestinesi vicino al confine con Gaza. Da allora è rimasto nelle mani dei suoi rapitori, mentre i negoziati per il suo rilascio sono da tempo in una fase di stallo. Due giorni fa la Croce Rossa Internazionale ha chiesto a Hamas di fornire prove che il ragazzo sia ancora vivo. Un portavoce di Hamas ha respinto la richiesta, e in conseguenza di questo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che le condizioni dei palestinesi detenuti in Israele per reati di terrorismo saranno rese più dure, ad esempio non permettendo più loro di conseguire titoli accademici durante la detenzione.
Circa 350 persone si sono riunite a un monumento dedicato alle forze corazzate nel Negev occidentale, vicino a Gaza, per ricordare l’anniversario. I manifestanti hanno chiesto al governo di accettare lo scambio di prigionieri richiesto da Hamas per il rilascio. La famiglia di Shalit non ha partecipato all’evento, ma è stata letto un messaggio del nonno del ragazzo, Zvi Shalit, in cui si attacca duramente il primo ministro Netanyahu per la sua opposizione ad accettare lo scambio e perché non fa nulla per risolvere la situazione. La scorsa settimana erano stati resi pubblici i risultati di un sondaggio secondo il quale il 63% della popolazione ebraica di Israele era favorevole allo scambio di mille detenuti palestinesi per la liberazione del soldato.
Shalit era entrato nell’esercito a diciotto anni, nel 2005. Nonostante il fisico gracile, aveva chiesto di essere assegnato a un’unità di combattimento, seguendo l’esempio di suo fratello maggiore e di diversi suoi compagni di classe. Fu assegnato a un reparto corazzato. Nel giugno 2006, un’incursione di militanti palestinesi attaccò l’unità di Shalit vicino al confine con Gaza: nello scontro morirono due soldati e Shalit, leggermente ferito, venne portato nella striscia di Gaza. Da allora è rimasto nelle mani di Hamas. Durante la prigionia ha ricevuto una promozione militare, da caporale a sergente.
I genitori di Gilad Shalit abitano a Mitzpe Hila, un piccolo paese nel nord di Israele, vicino al confine con il Libano. Lo zio di Gilad, gemello di suo padre, fu ucciso durante la guerra arabo-israeliana del 1973. La famiglia continua ad organizzare manifestazioni e proteste per chiedere la prosecuzione dei negoziati per il rilascio del ragazzo, il cui caso è molto sentito dall’opinione pubblica israeliana. Gilad ha la doppia cittadinanza israeliana e francese, e anche il governo della Francia è stato coinvolto nelle trattative. Hamas chiede che, in cambio del soldato, vengano rilasciati circa mille detenuti dalle carceri israeliane, tra cui Marwān Barghūthī, il politico palestinese condannato a cinque ergastoli e in carcere dal 2002, e numerosi condannati per atti terroristici.
Gilad Shalit è il primo soldato tenuto prigioniero da militanti palestinesi dopo Nachshon Wachsman, rapito nel 1994. Wachsman rimase nelle mani di Hamas solamente sei giorni, dopo di che la cattura di un palestinese coinvolto nel rapimento permise di scoprire il villaggio dove si trovava il ragazzo. Nel raid delle forze speciali israeliane per liberarlo, però, il ragazzo rimase ucciso.
L’ultima prova fornita dai suoi rapitori sullo stato di salute del soldato risale all’ottobre 2009, quando i militanti palestinesi rilasciarono un video in cui Shalit parlava e reggeva un giornale pubblicato il 14 settembre precedente. In cambio, Israele rilasciò venti donne palestinesi dalle proprie carceri. L’accordo fu raggiunto con la mediazione di diplomatici tedeschi ed egiziani.
foto: famiglia Shalit via Getty Images