Nel governo si detestano
Il direttore della Stampa commenta la "grande recita" che tiene assurdamente insieme il governo
Sulla Stampa di oggi il direttore Mario Calabresi riflette su uno degli aspetti dell’inchiesta su Luigi Bisignani, già messo in luce spesso nei mesi passati: la zizzania, le divisioni, i disprezzi tra i membri del governo e anche nei confronti el PresdelCons, evidenti in ogni occasione privata, e occultati in pubbliche dichiarazioni di armonia.
Da almeno un anno nella politica italiana esistono due universi paralleli: quello della realtà e quello della finzione. La realtà, così come la raccontano ministri, sottosegretari, senatori, deputati, faccendieri, lobbisti, manager delle grandi aziende e diplomatici di ogni nazionalità, è che il governo è paralizzato, il presidente del Consiglio totalmente assorbito dalle sue vicende personali e la maggioranza lacerata da rivalità, invidie e lotte di potere.
La realtà però viene solo sussurrata: al telefono, nelle cene private o a margine degli incontri di lavoro. Da un anno capita di ascoltare esponenti di primo piano dello Stato e del governo ripetere che una stagione è finita, il Paese non più governato e che ormai si vive nella palude. E fin qui siamo all’analisi politica, poi si viene investiti da una serie di lamentele, sfoghi e pettegolezzi sul premier e sui suoi ministri che, al confronto, tutto quanto è stato letto sui giornali risulta perfino pallido e stinto.
Al posto della realtà va in scena una grande rappresentazione, in cui appare una corte che ancora crede nell’invincibilità del sovrano, nella sua capacità di tornare in sella e soprattutto nell’unicità del suo carisma.
Se si vanno a ricercare le dichiarazioni pubbliche degli esponenti del centrodestra è difficile trovare traccia di critiche, prese di distanza o dubbi sull’operato di Berlusconi o del governo. Eppure le occasioni non sono mancate, da Noemi a Ruby, dal bunga bunga alle pressioni per cancellare programmi e conduttori Rai, dalle assenze nella politica internazionale (la nostra incapacità di avere un ruolo di primo piano nelle crisi in Tunisia, Egitto e Libia) fino alla mancata crescita e al nostro declino.
Molte volte, di fronte a situazioni estreme, è venuto da chiedersi come fosse possibile che il mondo del centrodestra digerisse tutto, senza mai muovere una critica o indignarsi.
Lo scorso autunno incontrai un giorno Bisignani, che non avevo mai visto prima, e, come molti altri esponenti del governo nelle stesse settimane, mi raccontò di un presidente del Consiglio assente e distratto dal suo privato e di una maggioranza completamente allo sbando. Rimasi colpito dal doppio registro della narrazione: un racconto privato che divergeva totalmente dalla rappresentazione pubblica.
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