«I nullafacenti dei partiti defunti»
Pietro Ichino ha denunciato il caso degli ex dipendenti di gruppi parlamentari che non esistono più e sono ancora stipendiati dal Senato
Ieri il senatore del Partito Democratico Pietro Ichino, durante un intervento in Parlamento, ha aggiunto un nuovo elemento alla lunga lista degli sprechi di denaro pubblico di cui vengono accusati deputati e senatori.
Ci sono nomi da Prima Repubblica nel libro paga della Seconda Repubblica. Praticamente un intero arco costituzionale, dal Movimento sociale alla Democrazia cristiana fino all’estrema sinistra. Il Senato, infatti, ogni mese paga lo stipendio a non pochi ex dipendenti di gruppi parlamentari che ormai non esistono più da tempo. E questa l’accusa lanciata ieri dal senatore del Partito democratico, Pietro Ichino, in un intervento in Parlamento: una relazione dettagliata, con tanto di numeri, stipendi e regolamenti. Già, regolamenti, perché tutto è perfettamente legale, anche se incredibile, visto che — ha detto il senatore facendo riferimento all’attuale gruppo misto —«risulta che ci siano diversi casi di persone che, pur ricevendo regolarmente da anni lo stipendio, tuttavia non mettono piede in ufficio». «Nullafacenti dei partiti defunti», per usare le sue stesse parole.
Ma cominciamo dal «casus belli», la regola da cui nasce tutto: una delibera del 1993 ha dato il via a un meccanismo che consente ai dipendenti dei gruppi parlamentari «ormai defunti», all’inizio di una nuova legislatura, di non essere licenziati ma «assorbiti» nel libro matricole di altri gruppi interessati a impiegarli, anche se in sovrannumero rispetto all’organico normale determinato sulla base del numero dei senatori. Con il gruppo misto che funge da «ultima spiaggia»: chi non viene «riassorbito» dai grandi partiti, trova comunque posto nel misto. Da qui nasce la lista dei vari gruppi al Senato letta ieri da Ichino in Aula: il Popolo della libertà dovrebbe, in base al numero dei propri senatori, avere 21 dipendenti, quando ne conta invece 30; il Partito democratico dovrebbe disporre di 18 dipendenti, ne ha invece 24; la Lega Nord dovrebbe contare 9 dipendenti, ma ne ha 10; Unione di Centro, Svp e Autonomie dovrebbero disporre di 7 dipendenti, ne hanno invece 12; l’Italia dei Valori dovrebbe avere 6 dipendenti, ne ha invece 12; e, dulcis in fundo, il gruppo misto dovrebbe disporre di 8 dipendenti, ma ne ha 21: tanti quanti sono i suoi senatori.
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