L’accordo per privatizzare Tirrenia è saltato

L'acquisto della disastrata compagnia è di nuovo a rischio, a causa di un intervento della regione Sardegna

Il Sole 24 Ore racconta gli ultimi sviluppi della vicenda di Tirrenia, la compagnia di navigazione italiana controllata dal ministero dell’Economia dichiarata in stato di insolvenza da quasi un anno e che ora rischia di fallire.

Sembrava quasi fatta: gli incontri con i sindacati procedevano, le procedure andavano avanti, i compratori erano stati individuati. E invece no. Ancora una volta una privatizzazione in Italia rischia di finire in un pasticcio. Stiamo parlando della vicenda Tirrenia, che nei giorni scorsi pareva a un passo dalla conclusione e ieri, invece, ha subito un nuovo stop. Che rischia di essere definitivo. Un risultato che porterebbe al fallimento della compagnia di Stato. Con l’unico acquirente arrivato alla fine della gara (rifatta due volte), disposto a sobbarcarsi una spesa di 380 milioni per 18 navi (molte delle quali non in grado di navigare) e a garantire il mantenimento di 1.400 posti di lavoro, ora ha chiesto una pausa di riflessione. A scoraggiare la società, che fa capo agli armatori Aponte, Grimaldi e Onorato, è soprattutto l’offensiva della Regione Sardegna che, per scongiurare il caro-traghetti, ha deciso di non privatizzare la Saremar, ex controllata di Tirrenia passata gratuitamente dallo Stato alla Regione e sovvenzionata con fondi pubblici, dando vita, invece, a una seconda Tirrenia in concorrenza con l’originale. Facendo, insomma, qualcosa di impensabile in qualunque altro Paese europeo.

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