Il premier della Somalia si è dimesso
A otto mesi dalla nomina, lo stimato Mohamed Abdullahi Mohamed ha lasciato l'incarico di primo ministro
Il primo ministro della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed, ha deciso di dare le dimissioni dopo aver ricevuto forti pressioni da parte del presidente e del presidente del parlamento somalo. Mohamed ha vissuto gran parte della propria vita negli Stati Uniti ed era stato nominato primo ministro a ottobre. La scelta di abbandonare l’incarico si è resa necessaria dopo che il presidente somalo, Sheik Sharif Sheik Ahmed, e il presidente del parlamento, Sharif Hassan Sheik Aden, hanno deciso di sottoscrivere un accordo sostenuto dalle Nazioni Unite per estendere i loro mandati e quelli dei parlamentari fino all’agosto del 2012.
Mohamed aveva annunciato di non volersi dimettere perché tecnicamente solo il parlamento ha il potere di sfiduciare il primo ministro. Aveva poi aggiunto di avere ancora il sostegno della popolazione e che non c’era dunque alcun motivo per abbandonare l’incarico. A una settimana di distanza, Mohamed è stato sostanzialmente costretto a dimettersi: «Considerati gli interessi del popolo somalo e l’attuale situazione in Somalia, ho deciso di lasciare l’incarico. Desidero ringraziare il mio consiglio dei ministri per quello che ha fatto per migliorare la sicurezza e la governabilità della Somalia».
Le dimissioni di Mohamed hanno portato a forti proteste di piazza a Mogadiscio, dove i sostenitori del primo ministro hanno manifestato contro il patto stretto tra Ahmed e Aden. Centinaia di cittadini hanno marciato per le strade della città, gridando slogan a favore di Mohamed, ritenuto l’unico politico davvero onesto della Somalia. Anche i soldati hanno protestato, creando alcuni falò e abbandonando le loro postazioni.
Mohamed, spiegano sul New York Times, era stato il primo governante a dare ai soldati una paga sicura, a differenza dei suoi predecessori che obbligavano gli ufficiali a ottenere denaro illegalmente per pagare i loro sottoposti. Aveva anche ottenuto il riconoscimento e il rispetto di molti capi-clan.
L’ex primo ministro sembra abbia scelto di dimettersi negli ultimi giorni anche in seguito alle forti pressioni ricevute dal presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni. L’Uganda ha voce in capitolo e riesce a fare pressioni sulla Somalia perché ha un contingente di pace di alcune migliaia di soldati a Mogadiscio, impegnato nel mantenere la pace e proteggere il governo. Il paese non ha un guida stabile da quasi venti anni. Nel 1991 il governo centrale del generale Siad Barre venne estromesso nel corso della guerra civile e ne seguì una lotta per il potere tra diversi gruppi tribali che portò a nuove violenze e a una grave carestia.
Il vice primo ministro ha assunto temporaneamente l’incarico da primo ministro e nelle prossime settimane il presidente nominerà il successore di Mohamed. Secondo molti osservatori, l’accordo concordato con l’ONU consentirà al presidente del parlamento di avere una maggiore influenza sul governo, collocandovi persone a lui vicine e fedeli. La scelta di obbligare Mohamed alle dimissioni non sarebbe invece piaciuta al presidente Ahmed, che avrebbe infine accettato per non dover rinunciare alla propria carica.