Assad fa sul serio?
Nel terzo discorso alla nazione dall'inizio delle rivolte, il presidente della Siria promette riforme incisive e una nuova Costituzione
Questa mattina il presidente siriano Assad ha rivolto il suo terzo discorso alla nazione da quando questa è oggetto di grosse proteste antigovernative, spesso e volentieri represse nel sangue. Ed è stato un discorso diverso dagli altri perché per la prima volta il presidente Assad ha lasciato intravedere – soltanto a parole, certo – la possibilità di riformare incisivamente il sistema politico e istituzionale della Siria. Dopo il discorso di Assad, dice l’agenzia Reuters, sia a Damasco che nella città costiera di Latakia i manifestanti antigovernativi sono tornati a protestare nelle strade.
Parlando all’università di Damasco, Bashar al-Assad ha detto che è ora di cominciare una fase di dialogo nazionale. Nel ribadire che nessun dialogo è possibile con chi è violento e armato, Assad ha detto che chiederà al ministro della Giustizia di studiare l’espansione di una recente amnistia differenziando tra i “sabotatori” e invece chi ha delle legittime richieste. Assad ha annunciato l’istituzione di un’apposita autorità che avrà il compito di guidare questo dialogo: sarà composta da cento persone dalle storie e dalle provenienze più svariate.
Assad ha ripetuto più volte che l’attuale crisi del paese ha una portata “storica” e ha promesso riforme in molti settori, dall’economia alla libertà dei mezzi di informazione, spingendosi fino a prospettare la scrittura di una nuova costituzione che permetta ai cittadini di scegliersi i loro rappresentanti. Secondo Assad, le persone che sono scese in piazza in Siria negli ultimi tre mesi si possono dividere in tre categorie: chi ha protestato pacificamente sulla base di legittime preoccupazioni, i “vandali fuorilegge” e gli “intellettuali radicali e blasfemi”. La prima di queste categorie, ha detto Assad, ha il diritto a interloquire con lo Stato, che dovrà rispondere alle loro richieste.
Nel ribadire le promesse di un nuovo assetto costituzionale e di una nuova legge elettorale, il presidente siriano ha ribadito che nessuna riforma sarà possibile finché nelle città siriane persisteranno “sabotaggi”, “caos” e “violenza”. Assad ha invitato a tornare in patria i siriani che in questi mesi si sono rifugiati in Turchia, dicendo loro che l’esercito li proteggerà.
Il primo discorso di Assad alla nazione dopo l’inizio delle rivolte è del 30 marzo, due settimane dopo le prime manifestazioni. Il secondo discorso, trasmesso in diretta televisiva, è del 16 aprile: in quell’occasione Assad ha annunciato l’abolizione della legge di emergenza che vigeva in Siria da cinquant’anni. La legge è stata effettivamente rimossa pochi giorni dopo, anche se sostanzialmente l’atteggiamento del regime non è cambiato. Non è chiaro fino a che punto ci si possa fidare di Assad. Il presidente siriano è più giovane degli altri leader in difficoltà in Medio Oriente e Nordafrica e ha studiato a Londra: doveva fare l’oftalmologo, quando nel 1994 suo fratello Basil, erede naturale alla presidenza, morì in un incidente stradale. La moglie di Assad, Asma Akhras, è nata in Regno Unito da genitori britannici e ha lavorato nella banca d’investimento JP Morgan.