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  • Domenica 19 giugno 2011

I guai delle Madri di Plaza de Mayo

L'associazione che unisce le madri dei desaparecidos argentini, ormai quasi tutte ottantenni, è finita in un brutto affare di soldi sottratti allo Stato

Argentina's President Cristina Fernandez de Kirchner (R) gives the Bicentenary award for Hebe de Bonafini, president of the Human Rights organization Madres de Plaza at the presidental palace during the celebration of the International Human Rights Day in Buenos Aires on December 10, 2010. AFP PHOTO / JUAN MABROMATA (Photo credit should read JUAN MABROMATA/AFP/Getty Images)
Argentina's President Cristina Fernandez de Kirchner (R) gives the Bicentenary award for Hebe de Bonafini, president of the Human Rights organization Madres de Plaza at the presidental palace during the celebration of the International Human Rights Day in Buenos Aires on December 10, 2010. AFP PHOTO / JUAN MABROMATA (Photo credit should read JUAN MABROMATA/AFP/Getty Images)

In Argentina, durante gli anni della dittatura militare, migliaia di dissidenti politici vennero arrestati illegalmente, detenuti senza processo, torturati e uccisi dagli agenti della giunta militare. Le madri dei cosiddetti desaparecidos iniziarono a riunirsi e protestare davanti al palazzo della giunta per chiedere la liberazione dei loro figli, o perlomeno delle notizie su quel che era loro successo: sono diventate un simbolo della resistenza alla dittatura e sono note in tutto il mondo come le Madri di Plaza de Mayo, dal nome della piazza dove protestavano e dove ancora oggi si incontrano ogni giovedì per chiedere che venga fatta luce sulla scomparsa dei loro figli.

Nel 1986 il presidente argentino Raúl Alfonsín offrì loro dei risarcimenti pubblici: alcune decisero di accettare pur continuando a chiedere un’indagine sulla scomparsa dei loro figli, mentre altre rifiutarono ogni patto col governo e formarono un gruppo indipendente. Questo gruppo si diede il nome di Associazione delle Madri di Plaza de Mayo: era ed è tuttora guidato da Hebe de Bonafini, che durante la dittatura aveva perso due figli e una nuora. Col passare degli anni i due gruppi si sono distanziati sempre di più: mentre il nucleo originario si batte per conoscere la verità su quello che è accaduto e per mantenere viva la memoria, l’associazione guidata da Bonafini si è fatta portavoce di una linea politica estremista, marxista e antiamericana, nella convinzione di portare avanti le ideologie e i progetti dei loro figli. Hebe de Bonafini ha descritto i suoi figli come dei guerriglieri rivoluzionari, si è detta contenta degli attentati alle Torri Gemelle e ha espresso il suo sostegno a personaggi come Saddam Hussein e ai gruppi terroristici delle FARC e dell’ETA. L’associazione, che negli anni è diventata sempre più influente, ha appoggiato la presidenza di Nestor e di Christina Kirchner.

Da un mese però l’associazione – che è composta per lo più da donne tra i settanta e gli ottanta anni – si trova al centro di uno scandalo finanziario che rischia di coinvolgere anche la presidente Kirchner, a cinque mesi dalle elezioni presidenziali. Dal 2006, infatti, l’associazione gestisce il programma Sogni condivisi, che è finanziato dal governo e prevede la costruzione di case popolari. I principali amministratori del programma sono Sergio e Pablo Schoklender, due fratelli famosi in Argentina per aver ucciso i loro genitori nel 1981. I due erano stati condannati all’ergastolo, poi la pena era stata ridotta perché avevano dimostrato che la madre era alcolizzata e il padre molto violento. Sergio conobbe Hebe de Bonafini mentre si trovava in carcere, e nel tempo il loro rapporto si fece sempre più intenso tanto che la donna prese a considerare lui e il fratello al pari di due figli. Appena Sergio venne scarcerato gli offrì di diventare l’amministratore dell’associazione.

Lo scorso mese Sergio Schoklender, che oggi ha 52 anni, si è dimesso dalla gestione dell’associazione dopo un anno di polemiche per il suo stile di vita estremamente lussuoso e i sospetti sul fatto che intascasse parte dei fondi statali. Ora entrambi i fratelli sono indagati per frode e riciclaggio e per essersi impossessati di una somma di denaro pubblico che va dai 150 ai 300 milioni di dollari.

Le indagini hanno inoltre scoperto che Sergio Schoklender è il principale azionista della compagnia di costruzione Meldorek, a cui le Madri avevano affidato la costruzione delle case. La Meldolek era stata molto criticata negli ultimi mesi: la stampa e alcuni parlamentari avevano fatto notare che la società chiedeva 40 mila dollari per costruire ogni casa mentre altre aziende ne chiedevano soltanto 25 mila; nella provincia di Chaco dopo un anno erano state costruite soltanto 18 delle 500 case che erano state progettate; gli operai si erano spesso lamentati delle condizioni di lavoro, denunciando il mancato pagamento dei contributi per la pensione e delle assicurazioni contro gli infortuni. L’avvocato di Sergio Schoklender ha detto che non ci sono prove che il denaro delle Madri sia stato rubato. Schoklender si è dichiarato innocente, ha ribadito di aver eseguito le richieste di Hebe de Bonafini e ha spiegato che la sua ricchezza deriva dal suo mestiere di avvocato.

Hebe de Bonafini, che ora ha 82 anni, ha chiesto che i due fratelli vengano puniti duramente, lasciando capire di essere convinta della loro colpevolezza: «questi maledetti devono andare in carcere per sempre». La stampa e l’opinione pubblica è generalmente d’accordo sull’innocenza di Bonafini, ma mentre molti la dipingono come una donna anziana raggirata e truffata dai suoi protetti, altri la accusano di non aver controllato con sufficiente cura la gestione dei fondi. Le stesse accuse sono rivolte al governo, colpevole di non aver controllato come venivano impiegati i soldi pubblici. La presidente Kirchner, che deve parte del suo consenso proprio al sostegno delle Madri, sta cercando di allontanare i sospetti da Hebe de Bonafini: ha dipinto i fratelli Schoklender come gli unici colpevoli e ha definito i suoi funzionari degli «sciocchi». La presidente dovrà annunciare la sua candidatura alle elezioni di ottobre entro il 25 giugno.

foto: JUAN MABROMATA/AFP/Getty Images