Le donne che guidano per protesta in Arabia Saudita
I video delle donne che hanno sfidato il divieto delle autorità religiose e iniziato a guidare per le strade delle città saudite
In Arabia Saudita è in corso da ieri una protesta che vede diverse donne violare il divieto a guidare le auto. Gran parte della pubblicità alla protesta è avvenuta attraverso internet e in particolare Facebook e Twitter (con l’hashtag Women2Drive): nei giorni scorsi gli attivisti per i diritti umani hanno iniziato a invitare le donne a violare la legge. Nelle intenzioni degli attivisti, non ci saranno manifestazioni di massa: le donne sono invitate a guidare l’auto per le azioni di tutti i giorni, come andare a fare la spesa o andare a prendere i figli. La polizia spesso non sa come comportarsi con le guidatrici, che in molti casi sono in possesso di una patente di guida di un vicino paese arabo.
La protesta è nata dopo che Manal al-Sherif, una donna saudita di 32 anni, è stata arrestata e imprigionata per dieci giorni nel maggio scorso dopo che aveva postato il video che vedete di seguito, in cui guidava per le strade di Khobar (una grande città saudita sul Golfo Persico) e invitava altre donne a seguire il suo esempio. È stata rilasciata dopo aver firmato una dichiarazione in cui prometteva che non avrebbe più guidato né parlato in pubblico.
Tra ieri e oggi il numero di donne che si sono messe al volante per le strade delle principali città dell’Arabia Saudita sembra essere limitato a poche decine. Almeno sei sono state fermate dalla polizia e riaccompagnate a casa, con l’invito a non ripetere più il gesto. In alcuni casi, come racconta il blog The Lede sul New York Times, le donne partivano da casa con un cambio d’abito in macchina e l’occorrente per affrontare un’incarcerazione.
Un’azione simile a quella di questi giorni è avvenuta solo una volta in passato, nel novembre 1990, quando un gruppo di 47 donne saudite guidarono per le strade di Riyad in quindici automobili, prima di essere arrestate. Le autorità religiose le dichiararono “immorali”, i passaporti vennero loro ritirati dalla monarchia e quelle che lavoravano nella pubblica amministrazione vennero licenziate.
Non esiste nessuna legge dello stato saudita che impedisca alle donne di guidare: il divieto proviene dalle fatwa, gli “editti” delle autorità religiose che in Arabia Saudita seguono una corrente dell’Islam molto restrittiva nell’interpretazione del Corano, lo wahhabismo. Il divieto è motivato dal fatto che, potendo guidare, le donne sarebbero libere di lasciare la casa liberamente e potrebbero intrecciare relazioni extraconiugali. Le famiglie che se lo possono permettere noleggiano un autista (nella stragrande maggioranza dei casi, uno straniero immigrato) addetto unicamente a guidare la macchina della moglie nei suoi spostamenti fuori casa.
Anche se la famiglia reale saudita è molto dipendente dal supporto delle autorità religiose più integraliste. Tuttavia alcuni membri dell’ampia famiglia del re Abdullah si dimostrano più liberali: il principe Talal bin Abdel Aziz, 79 anni e da tempo noto per le sue opinioni progressiste, ha lodato il coraggio delle donne in un’intervista e ha criticato il governo per la sua incapacità di approvare riforme per migliorare i diritti dei sauditi.