Continuano le perdite radioattive a Fukushima
La società che gestisce la centrale ha dovuto interrompere le attività di depurazione dell'acqua contaminata
La TEPCO, la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, ha sospeso le attività di depurazione dell’acqua accumulata nell’impianto a causa di una nuova perdita di radiazioni. «Il livello di radiazioni è salito più rapidamente del previsto», ha detto un portavoce della TEPCO «al momento non abbiamo ragioni sufficienti per dire quando potremo riprendere le operazioni». Il programma di depurazione era stato avviato solo da cinque ore.
Subito dopo il terremoto e il conseguente tsunami dello scorso 11 marzo, per mantenere basse le temperature dei reattori in attesa di ripristinare i sistemi di raffreddamento interni, i tecnici avevano utilizzato grandi quantità di acqua che si è contaminata. L’acqua radioattiva ha invaso diversi edifici dell’impianto ed è stata raccolta in parte in alcune vasche utilizzate per i sistemi di raffreddamento, ma c’è il timore che possa contaminare il terreno e l’area di mare intorno all’impianto. Si stima che nell’area vi siano circa 90mila tonnellate di acqua radioattiva, abbastanza da riempire 36 piscine olimpioniche.
A tre mesi di distanza dal terremoto e dallo tsunami nel Giappone settentrionale, le autorità giapponesi hanno confermato che le stime inizialmente fornite sulle perdite radioattive nella centrale nucleare di Fukushima I erano errate. Nella prima settimana dopo le onde anomale che hanno distrutto parte dell’impianto, le radiazioni furono il doppio rispetto alle stime pubblicate. Inoltre, i tre reattori andarono incontro alla parziale fusione del “combustibile” nucleare molto più rapidamente di quanto immaginato fino a ora.
I responsabili della TEPCO vogliono mettere definitivamente in sicurezza l’impianto entro il prossimo gennaio, ma le ultime notizie e il fatto che la perdita di radiazioni non sia ancora del tutto arginata fanno pensare che occorrerà molto più tempo per definire al sicuro Fukushima I. Questo significa che per molto tempo le persone evacuate nel raggio di 20 chilometri dalla centrale non potranno fare ritorno nelle loro abitazioni. Si stima che gli sfollati siano complessivamente 80mila, costretti a vivere da parenti e amici in altre zone del Giappone o nei centri di accoglienza e soccorso messi in piedi dalle autorità. Oltre quindicimila sono i morti finora accertati, oltre ottomila i dispersi. Non è escluso che la zona di evacuazione venga ulteriormente estesa nel caso di nuove perdite più consistenti.