Il cugino di Assad si è dimesso
Il regime fa una concessione simbolica ai manifestanti e mette da parte l'uomo più odiato della Siria
Rami Makhlouf, l’uomo più ricco della Siria e cugino del presidente Bashar al Assad, ha annunciato ieri sera che si ritirerà dal mondo degli affari per dedicarsi alla beneficenza. L’annuncio è stato interpretato come una concessione ai manifestanti, per cui Makhlouf è uno dei simboli più insopportabili degli eccessi e delle ingiustizie del regime di Damasco. Nell’annuncio, diffuso dalla televisione di stato siriana, Makhlouf ha detto di non volere più essere «un peso per il popolo siriano e il suo presidente» e che i proventi ricavati dalla vendita delle sue azioni andranno in beneficenza. Poi ha promesso che non si dedicherà mai più ad attività che gli potrebbero procurare benefici personali. Makhlouf, tra le altre cose, è a capo della Syriatel, con cui controlla il 55 percento del mercato delle telecomunicazioni nazionali
Nonostante molti rappresentanti dell’opposizione mettano in dubbio la veridicità delle affermazioni di Makhlouf, è innegabile che la mossa abbia un forte valore simbolico. Come spiega il New York Times, dimostrerebbe infatti che il presidente Assad è così preoccupato per l’evolvere della situazione in Siria al punto da essere pronto a sacrificare pubblicamente uno dei suoi alleati più importanti. È la prima volta da quando sono iniziate le proteste che il governo siriano costringe uno dei suoi pilastri a fare un passo indietro, una concessione molto significativa per un regime che si regge sulla fedeltà del suo clan: ll fratello di Rami Makhlouf è il capo dell’intelligence di Damasco. «Il governo sta giocando una nuova carta», ha detto Bassam Haddad, direttore del dipartimento di studi mediorientali alla George Mason University «Makhlouf è il simbolo della corruzione del regime, ma la decisione è arrivata troppo tardi e non verrà presa sul serio dai manifestanti».
Nel frattempo in tutto il paese le forze dell’ordine continuano ad arrestare chiunque sia anche solo sospettato di essere un oppositore del regime. I testimoni raccontano che a Jisr al-Shughur, la città nel nord della Siria dove negli ultimi giorni si è concentrata la repressione dell’esercito, i soldati arrestano indiscriminatamente tutti gli uomini sopra i sedici anni e li portano in uno zuccherificio vicino che è stato trasformato in un centro di detenzione. Nessuno sa che cosa accada a queste persone una volta che finiscono lì dentro. Secondo le organizzazioni umanitarie, le vittime dall’inizio delle proteste sarebbero già oltre 1300.