Il primo dibattito delle elezioni USA
I primi sette candidati repubblicani a sfidare Obama hanno discusso in tv ieri sera
Alle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti mancano ancora sedici mesi e 23 giorni, ma il Partito Repubblicano si sta già dando da fare per riorganizzarsi e trovare il candidato ideale per affrontare Barack Obama, che cercherà di ottenere un secondo mandato alla Casa Bianca ed è al momento dato ampiamente avanti nei sondaggi. Ieri sera, i sette candidati che si sono già fatti avanti per le primarie repubblicane hanno partecipato a un primo dibattito televisivo, dimostrando di avere idee distinte o sfumate su molti temi e di essere uniti e concordi nel criticare duramente le politiche dell’attuale presidente.
Il dibattito televisivo è durato un paio d’ore, è stato trasmesso in prima serata e ha visto la partecipazione di sei uomini e una donna: Rick Santorum, senatore della Pennsylvania, Michele Bachmann, deputata del Minnesota, Newt Gingrich, ex presidente della Camera, Mitt Romney, ex governatore del Massachusetts, Ron Paul, deputato del Texas, Tim Pawlenty, ex governatore del Minnesota, ed Herman Cain, ex amministratore delegato della catena di ristoranti Godfather’s Pizza.
L’attenzione è stata principalmente su Mitt Romney, che ha confermato la propria candidatura alle primarie repubblicane lo scorso aprile e che si era già candidato nel 2008 prima di cedere il passo a John McCain. L’ex governatore ha detto che le truppe americane dovrebbero essere rimosse quanto prima dall’Afghanistan, ricordando che i soldati «non dovrebbero andare a condurre una guerra per l’indipendenza di un’altra nazione». Poi ha promesso un rilancio dell’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Nel corso del dibattito, Pawlenty, poco conosciuto per gli stessi repubblicani, ha ricordato di poter essere un’ottima alternativa rispetto a Romney. Del candidato repubblicano e di Barack Obama ha contestato le politiche legate all’assistenza sanitaria, inventandosi il termine “Obamneycare”. Ma non si è spinto molto oltre, probabilmente per non apparire troppo negativo e aggressivo. Sulla difensiva è invece rimasto Gingrich, al rientro sulle scene politiche maggiori più di dieci anni dopo essere stato presidente della Camera, al quale le cose in questo periodo non stanno andando molto bene: buona parte del suo staff elettorale ha deciso di dimettersi la scorsa settimana e la sua campagna rischia di affondare ancor prima di entrare nel vivo.
Secondo il New York Times, il dibattito è servito per prendere le misure con alcuni potenziali candidati per le primarie e farsi una prima idea di come andrà il confronto all’interno del Partito Repubblicano nel corso dei prossimi mesi. L’incontro di ieri ha comunque registrato alcune importanti assenze di esponenti politici che potrebbero decidere di correre per la Casa Bianca. Il governatore dello Utah, Jon M. Huntsman, fino a qualche settimana fa ambasciatore in Cina, e l’ex governatrice dell’Alaska, Sarah Palin, non hanno ancora sciolto le riserve e non si sono presentati al dibattito. Palin era candidata nel 2008 alla vicepresidenza nel ticket con John McCain e secondo Pawlenty avrebbe fatto un buon lavoro in quel ruolo, meglio di quanto non stia ora facendo il vicepresidente Joe Biden.
L’assenza di Sarah Palin ha in parte favorito Michele Bachmann, ugualmente sostenuta dai movimenti dei Tea Party, ma ritenuta più di spessore e preparata rispetto all’ex governatrice dell’Alaska, benché meno popolare. Bachmann ha confermato di volersi candidare per le primarie e ha poi snocciolato temi standard dalle tasse federali che devono essere basse, alle proprie capacità come donna d’affari e come madre. Ha anche criticato l’impegno statunitense in Libia sotto la NATO, bollandolo come un’iniziativa che non è per nulla vitale per gli interessi dell’America.
Le elezioni presidenziali si terranno il prossimo 6 novembre 2012. Prima di allora, i candidati si sfideranno per le primarie, che porteranno alla nomina del candidato che condurrà poi la campagna elettorale contro Barack Obama.