Sunday Post
Quello che è andato più forte sul Post questa settimana, se ve lo foste perso
Un’altra domenica da riempire dell’attesa che abbiano votato anche tutti gli altri e si possa cominciare a contare e vedere com’è andata. Non che le distrazioni manchino, ma per chi volesse approfittare per recuperare ecco le cose più apprezzate dai lettori del Post questa settimana, che hanno di nuovo mostrato gusti e interessi assai eclettici.
1. Guida ai referendum abrogativi, sarà che l’abbiamo scritta per tempo, sarà – e fatecelo dire – che l’abbiamo scritta bene, è stata consultata intensamente per tutta la settimana e ci ha convinto a darle uno spazio in homepage di durata superiore a qualunque altro articolo
2. Tre giorni a L’Aquila, racconto illustrato del direttore, con ricca discussione a margine. Gli aquilani hanno molto apprezzato, ma a quanto pare anche gli altri. Cercheremo di dargli un seguito, che là c’è una vera storia
3. Com’è fatta Baku, che sarebbe facile associare all’articolo sull’Aquila. In fondo per molti italiani i due luoghi sono piuttosto ignoti, fatte le dovute proporzioni. Ma ci siamo molto rallegrati che i lettori condividessero la nostra curiosità per un posto così fuori dall’informazione consueta
4. Lo spot di Guzzanti per il referendum, ha preceduto la puntata zero di “Aniene” su Sky Uno, la quale a sua volta ha raccolto pareri vari e diversi. Qualcuno si è detto entusiasta del ritorno di Guzzanti, qualcuno avrebbe voluto qualcosa di più. Ma per il Post Guzzanti ha credito per il prossimo mezzo secolo almeno
5. Le foto delle esercitazioni della Corea del Sud, le immagini più strane della settimana, che hanno prodotto in redazione una discussione su se fosse possibile divertirsi con delle immagini di guerra, benché guerra finta. Di sicuro, quegli anelli di fumo sono ben curiosi
6. I cinque referendum di Milano, che ci sono anche quelli, ed era bene fare una ricognizione attenta pure lì. Non solo per milanesi, perché dopo la vittoria di Pisapia si è ricominciato a incuriosirsi su quello che succede a Milano, ed è già un buon risultato
7. “L’uomo che ha fottuto l’Italia”, una tempestiva anticipazione del poi assai dibattuto speciale dell’Economist su Silvio Berlusconi, che al Post abbiamo trovato meno banale e scontata di altre valutazioni straniere sulle cose italiane, persino nella sua apparentemente spiccia titolazione
8. Una prima buona cosa, dove abbiamo commentato il primo intervento “politico” del nuovo sindaco di Milano nel non permettere che una contestazione legittima – anche se un po’ sgangherata – si trasformasse in un’intimidazione nei confronti di uno Stato amico e democratico
9. Le centrali nucleari, parliamone, un’inchiesta di Reuters su quali sono gli scenari internazionali rispetto a un tema che di certo non si risolve con un referendum in Italia, per complessità scientifica e geopolitica
10. Luca De Biase lascia “Nòva”, che a chi ha cara la rete, l’innovazione e quello che di buono si è fatto in Italia per raccontare queste cose in tempi in cui non è stato per niente facile e nessuno ti regalava niente, era una notizia importante, seguita, e che siamo stati scontenti di dare ma contenti di spiegare per primi
11. Morire democristiani, di Filippo Facci
12. Apple, l’Italia e la nuvola, di Massimo Mantellini
13. Germania: mai più nucleare?, di Filippo Zuliani
(NARINDER NANU/AFP/Getty Images))