Aaron Sorkin per principianti
Lo sceneggiatore di The West Wing e The Social Network ha compiuto 50 anni: cos'ha fatto, per quelli che non lo sanno a memoria
di Chiara Lino
Ieri ha compiuto cinquant’anni Aaron Sorkin, uno degli sceneggiatori cinematografici e televisivi statunitensi più creativi e ammirati degli ultimi due decenni: quello dei dialoghi veloci e brillanti, dei personaggi sarcastici e della rappresentazione televisiva dei dietro le quinte. Quello del premio Oscar per The Social Network, per intenderci. Quello che molti fans di serie televisive venerano. Per gli altri, spieghiamo perché.
Dopo la laurea in Musical Theatre alla Syracuse University nel 1983, Aaron Sorkin passò gli anni Ottanta a New York nel tentativo di lavorare come attore di teatro, restando per lo più disoccupato o arrangiandosi con piccoli impieghi di fortuna: è in questo periodo che comincia a scrivere sceneggiature. Il suo spettacolo A Few Good Men, del 1989, colpì il produttore David Brown che ne comprò i diritti per il cinema prima ancora del debutto e affidò la scrittura del film allo stesso Sorkin: in Italia uscì col titolo Codice d’Onore, quello con Jack Nicholson stronzissimo a Guantanamo e Tom Cruise avvocato che lo frega.
Nonostante quel successo cinematografico internazionale, il nome di Sorkin cominciò a essere noto – almeno in quel gruppo di pubblico che legge i titoli di coda – grazie alle sue prime sceneggiature per la tv. Inizia nel 1998 con Sports Night, la sua prima serie per la tv, che si basava sui dietro le quinte di una trasmissione sportiva statunitense (ispirata a SportsCenter, che va in onda sul canale via cavo ESPN) mettendo in scena già i prototipi dei suoi personaggi brillanti e con una costante amarezza di fondo, bilanciata in apparenza dalle battute veloci e ironiche. Per tutta la prima stagione il canale che produceva e trasmetteva la serie, la ABC, impose a Sorkin un pubblico sul set e le risate registrate, volendone sottolineare la parte comica: una scelta giudicata male dalla critica e che lo stesso Sorkin definì «alienante». Niente risate registrate per la seconda stagione, dunque, ma alla fine di questa la rete cancellò la serie a causa degli ascolti non soddisfacenti.
«Sports Night è una commedia o un drama? Di solito questa non è una domanda che mi pongo prima di mettermi a scrivere qualcosa. L’esempio che userei è: se mentre stai guidando ascolti un canale radio che trasmette rock e, a un certo punto, c’è una canzone che contiene elementi di jazz, e folk, e magari un violino… non è necessario rispondere alla domanda “È jazz, folk o rock?” prima di decidere se ascoltarla e se la si apprezza.»
Con The West Wing, andato in onda dal 1999 al 2006, Sorkin diede spazio al mondo della politica americana, allora raramente rappresentato in opere di fiction per la tv: ciò che succede (e chi lavora) dentro la Casa Bianca. La serie segue la traccia stilistica di The American President (in italiano Il Presidente), il film del 1995 scritto sempre da Sorkin, dalla squadra politica idealizzata, composta da uomini onesti e dedicati alla causa, alla condivisione di ideologie, addirittura nei primi episodi della serie alcuni dialoghi sono identici a quelli di The American President. Le due opere condividono anche il set per lo Studio ovale, che è rimasto lo stesso. Anche qui funziona il meccanismo di svelare il dietro le quinte di qualcosa di cui solitamente vediamo solo il risultato, ciò che vuole esserci mostrato: gli uffici degli uomini del presidente e le loro interazioni, tanto quanto quelli dei conduttori di una trasmissione televisiva. È forse il tratto più caratteristico del lavoro di Sorkin, più ancora dei dialoghi tra persone estremamente impegnate che camminano verso un obiettivo, comune o meno. The West Wing ebbe grandissimo successo dentro e fuori dagli Stati Uniti, vinse tre Golden Globes e 27 Emmy Awards e nel corso delle sue sette stagioni – Sorkin scrisse le prime quattro – si guadagnò popolarità e devozioni che durano ancora adesso.
Col culto nei suoi confronti ormai esploso, Sorkin torna a raccontare dietro le quinte e squadre di amici e colleghi con Studio 60 on the Sunset Strip, serie tv sul gruppo di persone (dagli attori ai produttori passando per, ovviamente, gli sceneggiatori) che lavorano a uno dei programmi comici più longevi della tv americana, chiaramente ispirato allo show Saturday Night Live. La serie avrà solo una stagione e verrà cancellata a causa degli ascolti non soddisfacenti.
Poi c’è stato The Social Network, per cui ha vinto l’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale, e una nuova occasione per indagare sugli aspetti a monte di un prodotto che viviamo quotidianamente senza mai chiederci cosa e chi ci stia dietro. Ed è in arrivo il suo nuovo progetto televisivo, More as the story develops, ennesima, attesissima serie sui dietro le quinte della tv, che sarà trasmessa dalla HBO l’anno prossimo e che si concentrerà sulla costruzione di un programma di attualità e approfondimento.
«Quando sto per mettermi a scrivere qualcosa, non considero mai lo stato dell’arte. Non posso immaginarmi cosa piacerà alla maggior parte delle persone. Giuro su Dio: scrivo qualcosa che piace a me, che penso piacerebbe ai miei amici e a mio padre, e incrocio le dita sperando che piaccia a un numero sufficiente di persone da permettermi di guadagnarmi da vivere.»