Il pasticcio dei voti dall’estero
Gli italiani all'estero hanno votato sul vecchio quesito del referendum sul nucleare
Il 12 e il 13 giugno gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi su quattro referendum abrogativi. Due quesiti sono stati proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, due sono stati proposti dall’Italia dei Valori. Si vota dalle 8 alle 22 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì. Ci sono degli italiani – parecchi, quattro milioni – che stanno già votando per i referendum e potranno farlo fino alla fine di questa giornata. Sono gli italiani residenti all’estero, che hanno ricevuto le schede per posta più di due settimane fa, e il loro voto è da giorni sospeso in una specie di limbo.
Com’è noto, infatti, a seguito del passo indietro fatto dal governo sull’energia nucleare, il primo giugno la Corte di Cassazione, nel confermare il referendum, ne ha riscritto il quesito. Modificandone il senso concreto – il nuovo quesito abolisce una generica “Strategia energetica nazionale” del governo – e conservando solo il significato simbolico del referendum, visto che una vittoria del Sì renderebbe complicato (se non impossibile, nel breve termine) un eventuale nuovo ritorno al nucleare da parte di questo o di un altro governo. Resta il fatto però che gli italiani all’estero abbiano votato e stiano votando sulla base di un quesito diverso, e non è chiaro cosa fare dei loro voti: se tenerli in considerazione, se annullare le schede ma tenere in considerazione il loro voto o se tenere fuori del tutto gli italiani all’estero dal computo del quorum.
Ieri il ministro per i Rapporti col Parlamento, Elio Vito, ha risposto a un’interrogazione sul tema del deputato finiano Di Biagio. Vito ha detto che la cosa migliore sarebbe stata inviare delle nuove schede all’estero, ma al momento della decisione della Cassazione era già troppo tardi perché tornassero in Italia in tempo. E ha aggiunto che le schede in arrivo dall’estero sono scrutinate dalla Corte d’appello di Roma e poi girate all’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che quindi si troverà a prendere la decisione finale.
Di pareri in giro ne circolano tanti. Secondo il costituzionalista Michele Ainis, interpellato da Fabio Chiusi per Lettera43, “il male minore sarebbe far rivotare quegli elettori, e aspettare per annunciare il risultato definitivo. Meglio che rischiare di inficiare la validità dell’intero referendum”. La procedura potrebbe durare dei mesi. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, sostiene invece che “gli italiani all’estero hanno avuto la possibilità di esprimere il voto su un quesito che riguarda la stessa materia, quello sul nucleare. In sostanza l’intenzione è la stessa, quindi ritengo che le schede dovrebbero essere conteggiate ai fini del voto e del raggiungimento del quorum”.
In generale, sembra opinione comune la speranza che in un modo o nell’altro i voti degli italiani all’estero non siano determinanti ai fini del raggiungimento del quorum. Se fosse così, si aprirebbe probabilmente una lunghissima serie di ricorsi e controricorsi che terrebbe nell’incertezza per mesi i risultati della consultazione. Sul fronte di chi chiede che i voti degli italiani all’estero, si fa notare la posizione di Antonio Di Pietro. L’Italia dei Valori ha promosso direttamente due dei quattro referendum, compreso quello sul nucleare, e oggi chiede di invalidare del tutto i voti degli italiani all’estero (così da abbassare di molto il quorum: tra gli italiani all’estero l’affluenza di solito non supera il 30-40 per cento).
Il presidente dell’Italia dei Valori ha annunciato ieri di avere intenzione di presentare un’istanza alla Corte di Cassazione, affinché il calcolo del quorum venga deciso senza conteggiare i voti degli italiani all’estero. Scrive l’agenzia TMNews:
L’istanza di Di Pietro sarà presentata in Cassazione fra venerdì, giorno di chiusura della campagna referendaria, e lunedì alle 15, orario di chiusura dei seggi in Italia. In modo tale che la Cassazione sia investita del caso in tempo utile per poter tenere conto.
Di Pietro chiede due cose alla Cassazione, una subordinata all’altra: di certificare l’esistenza di un quorum di validità più basso per la validità della consultazione sul nucleare, sottraendo i quasi quattro milioni di italiani residenti all’estero (compresi quelli che hanno votato); di sospendere il risultato del referendum sollevando una questione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale riguardo la responsabilità del calcolo del quorum. In mancanza di una di queste due cose, l’Italia dei Valori ha preannunciato – in qualità di promotori del referendum sul nucleare – un ricorso alla Corte Costituzionale contro il governo, accusato di “abuso di potere […] avendo agito in modo da rendere impossibile ad una sua parte di esercitare il diritto di voto”.
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse