Le novità su calcio e scommesse
L'inchiesta si evolve, mette nei guai il Siena e si allarga alla Serie A; il ministro Frattini - citato in un'intercettazione - scrive a Repubblica e si difende
22,45, aggiornamento:
Dopo, l’Atalanta si aggrava la posizione del Siena. Stando infatti a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta della procura di Cremona sul calcio scommesse, il club toscano avrebbe pagato direttamente i giocatori del Sassuolo per vincere la partita del 27 marzo 2011 poi finita 4-0.
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Sono quattro i principali sviluppi dell’inchiesta sulle partite di calcio truccate, e sono quattro aggiornamenti “evolutivi” della storia. Il primo e più significativo è la conferma che lo scandalo, fino a questo momento centrato sulla Serie B e la Lega Pro, si sta allargando ad alcune partite di Serie A. “Due partite del Bologna e due del Genoa”, scrive Repubblica, elencando poi altre cinque partite considerate “sospette” nonostante per il momento non siano oggetto di indagine da parte degli inquirenti. A cinque anni dal cosiddetto scandalo di “Calciopoli”, la Serie A di questo e del prossimo anno rischia nuovamente di essere scritta o riscritta da sentenze e ricorsi, piuttosto che da verdetti sportivi.
Relativamente alla Serie B, e questo è il secondo sviluppo di ieri, si sta facendo sempre più complicata la posizione dell’Atalanta, appena promossa in Serie A, e del suo capitano Cristiano Doni. I giornali di oggi riportano delle parole – che sarebbero “trapelate” dalla procura, anche se non è chiara la fonte – secondo cui la situazione dell’Atalanta sarebbe “critica”. I primi interrogatori avrebbero confermato la combine nella partita di Serie B tra Atalanta e Piacenza, conclusasi tre a zero per i primi, e avrebbero confermato anche la posizione altrettanto complicata di Beppe Signori. Così Claudio Del Frate sul Corriere della Sera.
Conferma sostanziale dei capi d’imputazione è arrivata anche da Francesco Giannone, il cui studio di commercialista di Bologna (in società con l’altro indagato Manlio Bruni) era il quartier generale del «giro» degli scommettitori bolognesi. Giannone ha ammesso le ripetute riunioni nel suo ufficio alla presenza di Beppe Signori per pianificare le scommesse; ha ammesso che vennero puntati 150 mila euro su una goleada dell’Inter sul Lecce dopo che Paoloni aveva garantito loro di essersi accordato con i difensori salentini (ma l’incontro finì 1-0 mandando in fumo la giocata). Il commercialista ha aiutato anche a mettere in luce il meccanismo delle scommesse: i bolognesi erano i più attrezzati perché grazie a dei fiduciari in loco riuscivano a puntare molti soldi nelle agenzie di Singapore senza bisogno di trasferire denaro.
Il terzo sviluppo ha a che fare proprio con Marco Paoloni, portiere della Cremonese al centro dell’inchiesta (è quello accusato di aver messo del sonnifero nelle borracce dei suoi compagni) e oggi molto raccontato sia dal Corriere che da Repubblica. Paoloni starebbe collaborando – sarebbe “crollato”, si legge – e la sua testimonianza è considerata molto importante. Repubblica ha una specie di intervista: Marco Berizzi riporta quanto detto da Paoloni nella sala colloqui del carcere di Cremona al consigliere regionale Agostino Alloni.
«Mi sono trovato in mezzo e mi sono fatto prendere la mano». Si descrive così, un po’ come un anello debole e un po’ come uno che era posseduto. «Ho sbagliato e mi prendo tutte le mie responsabilità. Ma l’ho fatto solo perché a un certo punto ero disperato, non sapevo più come uscire» dal giro. «Perché sa qual è la verità? È che io dalle scommesse non ci ho mai guadagnato niente. Infatti il mio conto in banca era sempre sotto». Un pollo? Uno che ha tirato un sasso e gli è venuta addosso una montagna? «Non voglio pensare, voglio solo stare meglio».
Il quarto sviluppo ha a che fare col ministro degli Esteri, Franco Frattini (che non è indagato). I giornali di ieri raccontavano di un incontro tra Franco Frattini e Ismet Mehmeti, albanese, arrestato perché considerato membro dell’associazione a delinquere. In una conversazione Mehmeti raccontava al direttore sportivo del Ravenna di avere incontrato un ministro. Così Repubblica.
M.: “Ci ha ricevuto Frattini (ministro degli esteri.. ndr, annota la Polizia) eh”.
B.: “Ah ti ha ricevuto quella persona lì”.
M.: “Frattini, Frattini”.
B.: “Ah allora hai visto, hai fatto tutto allora”.
Oggi su Repubblica c’è questa lettera del ministro Frattini.
Caro direttore, Repubblica di ieri desume da una nota (ndr) del trascrittore di una intercettazione telefonica che il Frattini nominato da due indagati per lo scandalo del calcio scommesse sarei io, ministro degli Esteri. Che io non abbia niente a che fare con il calcio, tanto meno con il Ravenna calcio, che Frattini sia un cognome non infrequente, che al cognome Frattini non sia affiancato un nome di battesimo e che questo sia l’unico riferimento occasionalmente comparso nell’inchiesta, tutto questo non è precisato nell´articolo, nel rispetto dell’immagine e dell’integrità delle persone. L’agenda dei miei impegni istituzionali e privati – a disposizione delle autorità investigative e del mondo dell´informazione – avrebbe immediatamente fatto chiarezza e giustizia di questo errore che ferisce la mia persona e la mia figura istituzionale. Scriverò al Procuratore della Repubblica per conoscere le ragioni di questa leggerezza, inconsapevole del danno di immagine che mi ha procurato, danno aggravato dal fatto che il controllo del magistrato è stato anticipato dalla pubblicazione della notizia.
Il Corriere però ribadisce che la persona citata è il ministro, che questo non è indagato e che quella conversazione non viene considerata rilevante.
Sempre Buffone parlando con Ismet Mehmeti, un altro indagato, aveva citato un incontro a Roma tra alcuni albanesi inquisiti e il ministro degli Esteri Franco Frattini. Ieri gli inquirenti hanno precisato: «In quelle parole nulla di rilevante per l’inchiesta».
foto: Cristiano Chiodi/ LaPresse