L’assalto a Saleh
Le forze dell'opposizione hanno attaccato il palazzo del presidente dello Yemen, che ora è ricoverato in ospedale per una ferita alla nuca
Il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, è stato ricoverato in ospedale per le ferite riportate nel bombardamento di oggi contro il palazzo presidenziale della capitale Sanaa. Il governo ha confermato che Saleh è stato «lievemente ferito alla nuca». Sei guardie presidenziali sono morte. Sette alti funzionari sono rimasti feriti, di cui due in condizioni gravi. Tre bombe hanno colpito il palazzo presidenziale mentre il presidente Saleh stava pregando all’interno della moschea insieme ad altri alti ufficiali del governo.
Gli scontri nella capitale Sanaa si sono intensificati da questa mattina, in seguito all’attacco della casa del principale leader dell’opposizione, Sadeq Al-Ahmar. Le proteste in Yemen vanno avanti ininterrottamente da febbraio. Un mese fa il presidente Saleh, al potere da oltre trent’anni, si era rifiutato di firmare l’accordo proposto dal Consiglio per la cooperazione nel Golfo Persico, che prevedeva le sue immediate dimissioni in cambio dell’immunità legale. L’accordo sembrava cosa fatta una settimana prima ma poi era improvvisamente saltato.
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18.15 L’agenzia di stato yemenita smentisce la morte dell’imam della mosche presidenziale, precisando che è rimasto soltanto ferito.
18.01 Associated Press ha raccolto la testimonianza di un funzionario di governo presente nel palazzo presidenziale durante il bombardamento.
Tre bombe hanno colpito il palazzo presidenziale mentre il presidente Saleh stava pregando all’interno della moschea insieme ad altri alti ufficiali del governo, ha detto il funzionario. Sei guardie presidenziali sono state uccise. Sette alti funzionari sono rimasti feriti. Tra questi il primo ministro, il vice primo ministro, il portavoce del parlamento e il governatore di Sanaa. Quelli in condizioni più gravi sono il governatore di Sanaa, Nooman Dweid, e il vice primo ministro Rashad al-Alimi, che è anche il consulente del presidente Saleh sulla sicurezza.
17.57 Associated Press scrive che il numero delle guardie presidenziali uccise nel bombardamento di oggi è salito a sei, a sette quello degli ufficiali di governo rimasti feriti. Ucciso anche l’imam della moschea all’interno del palazzo.
17.47 Un ufficiale del governo ha detto che il presidente Saleh è stato «lievemente ferito alla nuca».
17.30 Fonti vicine al governo fanno sapere che il presidente Saleh è stato ricoverato in ospedale per le «lievi ferite» riportate nel bombardamento di oggi contro il palazzo.
16.23 Un diplomatico occidentale in Yemen ha confermato alla Reuters che Saleh è stato «lievemente ferito» nel bombardamento contro il palazzo presidenziale. Ha anche confermato che il primo ministro, il suo vice, il portavoce del parlamento e altri ufficiali del governo sono rimasti feriti. Quattro guardie presidenziali sono morte.
16.08 Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Tommy Vietor, ha detto che il governo americano è preoccupato per la situazione in Yemen e invitato le parti alla moderazione.
16.01 Le notizie sulla possibile conferenza stampa di Saleh sono ancora molto contrastanti. Ora Al Jazeera dice di nuovo che è attesa entro quindici minuti.
15.58 Reuters parla di una forte esplosione nella città di Taiz, nel sud dello Yemen.
15.53 Sheikh Al-Ahmar, fratello del leader dell’opposizione Sadeq Al-Ahmar, ha detto ad al Arabyia che la sua tribù non c’entra niente con l’attacco al palazzo presidenziale.
15.48 «Il presidente sta bene», continua il viceministro dell’informazione in diretta con Al Jazeera «sono stato insieme a lui e agli altri deputati feriti. Parlerà nel giro di qualche ora».
15.45 Il viceministro dell’informazione, Abdul Mohd Il-Jindi, in diretta con Al Jazeera commenta così l’attacco al palazzo presidenziale: «Il presidente Saleh non è una persona aggressiva e non ha usato la forza contro i cittadini. Non è stato il presidente ad attaccare i capi delle tribù, sono stati loro a fare questi attacchi. Hanno occupato i palazzi e gli edifici del governo. Il presidente non li seguirà nel loro comportamento, perché non si stanno comportando bene. Perché lo stanno facendo? Di certo non è per il bene dei cittadini».
15.36 La televisione di stato yemenita ora dice che non ci sarà una conferenza stampa del presidente Saleh e che sarà solo diffusa una sua dichiarazione.
15.25 Uno dei portavoce del governo, Mohammed al-Basha, ha detto su Twitter che il presidente non è stato ucciso, ma non ha confermato il suo ferimento, limitandosi ad annunciare a breve una sua conferenza stampa.
15.17 Secondo alcune indiscrezioni non ancora ufficialmente confermate il palazzo sarebbe stato attaccato mentre il presidente stava pregando nella moschea al suo interno.
15.13 Si combatte ancora intorno al palazzo presidenziale.
15.06 Al Jazeera dice che l’assalto al palazzo presidenziale di Saleh è una risposta all’attacco dell’esercito di questa mattina contro la casa del principale leader dell’opposizione, Sadeq Al-Ahmar.
15.04 Secondo gli ultimi aggiornamenti di Al Jazeera anche il vice primo ministro e il primo ministro sarebbero rimasti feriti nell’attacco.
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Il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh sarebbe stato ferito in un assalto al palazzo presidenziale. Secondo le ultime notizie non ancora confermate ufficialmente quattro delle sue guardie personali sarebbero state uccise, mentre il portavoce del parlamento sarebbe in condizioni molto critiche. Le prime notizie dell’assalto diffuse da una televisione dell’opposizione avevano dato Saleh morto, ma il governo ha appena annunciato che sta bene e terrà una conferenza stampa a breve.
Gli scontri nella capitale Sana’a si sono intensificati da questa mattina, in seguito all’attacco della casa del principale leader dell’opposizione, Sadeq Al-Ahmar. Il quartier generale della Yemeni Airlines è stato incendiato, mentre nella piazza principale occupata dai manifestanti i cecchini hanno ripreso a sparare. Dallo scorso gennaio, quando è iniziata la rivolta contro il regime trentennale di Saleh, sono state uccise 370 persone, 155 delle quali nella capitale negli ultimi dieci giorni.
Sanaa è spezzata in due, con le forze lealiste a nord e quelle dell’opposizione a sud della città. I due eserciti stanno lottando per il controllo dei principali edifici governativi, sperando in questo modo di assicurarsi il diritto al potere. Il presidente Saleh continua a rifiutarsi di dimettersi nonostante le proteste vadano avanti ormai da febbraio. Un mese fa aveva rifiutato di firmare l’accordo proposto dal Consiglio per la cooperazione nel Golfo Persico, che prevedeva le sue immediate dimissioni in cambio dell’immunità legale. L’accordo sembrava cosa fatta una settimana prima ma poi era improvvisamente saltato.