La crisi istituzionale in Lettonia
Domani si vota per eleggere il presidente della repubblica, tra inchieste per corruzione e un imminente referendum popolare
di Paolo Pantaleo
Domani il parlamento della Lettonia si riunisce per eleggere il presidente della repubblica. I candidati ufficiali sono due: il presidente uscente Valdis Zatlers, sostenuto da Vienotiba (il partito di maggioranza di centrodestra del premier Dombrovskis) e dai nazionalisti, e Andris Bērziņš, deputato dei verdi e agricoltori di ZZS. Il secondo maggiore partito lettone, il russofilo Saskaņas centrs, probabilmente lascerà libertà di voto ai propri deputati.
L’elezione del presidente della repubblica cade in un momento di grave crisi istituzionale del paese baltico, che sul piano economico sta rimettendo in sesto i conti (ha appena incassato 170 milioni di dollari dal Fondo Monetario, ultima tranche del maxi prestito internazionale), ma patisce sempre una forte instabilità dei governi e una malsana commistione fra politica e affari, che ultimamente ha causato uno scontro violento fra il presidente Zatlers e il parlamento.
Un’inchiesta su corruzione, riciclaggio di denaro e abuso d’ufficio, infatti, ha colpito nei giorni scorsi un gruppo di oligarchi lettoni, fra cui l’uomo più ricco del paese, Aivars Lembergs, sindaco di Ventspils e influente leader di ZZS, e Ainars Šlesers, deputato dell’opposizione. Il parlamento lettone si è opposto alla richiesta di autorizzazione alla perquisizione dell’abitazione di Šlesers (hanno votato a favore solo Vienotiba e i nazionalisti), e l’indignazione e la rabbia di una larga parte dell’opinione pubblica lettone ha spinto il presidente Zatlers a chiedere, secondo i poteri che gli dà la costituzione, lo scioglimento del parlamento, che il 23 luglio dovrà essere confermata da un referendum popolare.
Quindi domani il parlamento che Zatlers vuole sciogliere si riunisce per eleggere il nuovo presidente, con lo stesso Zatlers che figura come uno dei due candidati ufficiali. Difficile a questo punto che possa ottenere la maggioranza, ma altrettanto improbabile che la ottenga il suo avversario Bērziņš, sodale dell’oligarca Lembergs. Se nessuno dei due candidati ufficiali otterrà la maggioranza in parlamento si riapriranno i termini per la presentazione di altri candidati. E a quel punto i giochi potrebbero riaprirsi anche in vista di un cambiamento di coalizione di governo.
La crisi istituzionale e di credibilità della classe politica lettone è forte, e sembra difficile superarla senza un accordo fra i due partiti maggiori ora divisi in parlamento, Vienotiba del premier Dombrovskis e Saskaņas centrs, il partito filorusso oggi all’opposizione. Dombrovskis per il momento ha dichiarato che l’ingresso dei russofili al governo non è all’ordine del giorno, ma il primo passo verso una eventuale grande coalizione fra Vienotiba e SC potrebbe proprio passare attraverso un accordo per l’elezione di un presidente appoggiato da entrambi. Il nome circolato in questi giorni è soprattutto quello di Vaira Vīķe-Freiberga, la ex presidente della repubblica lettone, la personalità di gran lunga di maggior prestigio internazionale del paese, e ancora la più popolare. Ma questo potrà avvenire solo se domani né Zatlers né Bērziņš otterranno la maggioranza dei voti in parlamento.
foto: ILMARS ZNOTINS/AFP/Getty Images