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  • Giovedì 26 maggio 2011

Cosa fu Srebrenica

Le immagini di profughi, assassini e fosse comuni del peggiore crimine di guerra in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale

Un addetto bosniaco ispeziona le tombe prima del funerale collettivo per le vittime del massacro di Srebrenica al memoriale di Potocari, circa 120 km a nordest di Sarajevo, luglio del 2010 (AP Photo/Amel Emric)
Un addetto bosniaco ispeziona le tombe prima del funerale collettivo per le vittime del massacro di Srebrenica al memoriale di Potocari, circa 120 km a nordest di Sarajevo, luglio del 2010 (AP Photo/Amel Emric)

Srebrenica è una città oggi nella parte orientale della “Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina” (una delle tre entità politico-geografiche in cui è diviso lo stato) e nel 1995 fu il luogo in cui le forze militari serbo-bosniache guidate da Ratko Mladic organizzarono il massacro di migliaia di musulmani bosniaci. All’epoca era in corso la guerra di Jugoslavia e la zona di Srebrenica era sotto la tutela delle Nazioni Unite, presenti con tre compagnie olandesi di caschi blu. L’area era diventata protetta a partire dal 1993, in seguito a un’offensiva serba che aveva indotto le forze bosniache a ritirarsi e lasciare il controllo all’ONU.

L’attacco delle forze guidate da Mladic iniziò il 9 luglio e due giorni dopo le truppe serbo-bosniache entrarono in città. Dopo aver separato gli uomini adulti dalle donne, dai bambini e dagli anziani, iniziò il massacro che portò all’uccisione di almeno 8.372 persone (con un numero ancora imprecisato di dispersi). Le forze dell’ONU non intervennero per ragioni che non sono mai state chiarite fino in fondo. Secondo la versione ufficiale, i 600 caschi blu nella zona non erano preparati e armati a sufficienza per affrontare le forze serbo-bosniache. Gli ufficiali chiesero più di una volta un intervento aereo, ma solo l’11 luglio gli alti comandi militari trovarono un accordo per intervenire. Solamente due caccia olandesi procedettero a un attacco aereo senza sortire particolari effetti. Il mancato intervento ebbe forti ripercussioni in Olanda e portò alle dimissioni dell’intero governo (un governo successivo decorò però nel 2006 il battaglione, con polemiche internazionali).

Nel 1993 le Nazioni Unite avevano dichiarato Srebrenica “safe haven”, zona protetta. Quando però i serbi lanciarono l’assalto finale, il vertice della missione Onu, giapponese nella parte civile e francese nella parte militare, reagì con una lentezza probabilmente calcolata. Per quanto fosse nella sua potestà chiedere all’aviazione americana di fermare i serbi bombardandoli, di fatto lasciò che Srebrenica cadesse. Perché? Secondo una tesi, la città e i suoi abitanti erano la moneta con la quale il comando Onu aveva comprato la liberazione dei caschi blu sequestrati dai serbi due mesi prima. Inoltre è probabile che i governi europei vedessero con favore la caduta dell’enclave, l’unica “isola” musulmana in quella parte di Bosnia, nel calcolo che poi sarebbe stato più semplice arrivare ad una spartizione territoriale, come in effetti avvenne.
Il risultato “politico” fu che l’Onu rimediò la figura più miserabile in cui fosse mai incappata.

(Guido Rampoldi, su Repubblica)

L’inefficienza delle Nazioni Unite e la guerra in Bosnia furono raccontate tra allegoria e realtà dal film “No man’s land”.

Il massacro di Srebrenica è stato lo sterminio più sanguinoso nella storia dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Il parlamento della Serbia ha approvato solo nel marzo del 2010 una risoluzione che condanna il massacro e chiede scusa per le vittime. Mladic è stato arrestato oggi e sarà processato all’Aja per crimini di guerra e genocidio.