Continua la protesta di Puerta del Sol
I manifestanti vogliono resistere per un'altra settimana, ma il futuro politico del movimento è molto incerto
A Madrid continua la protesta di Puerta del Sol. Dopo le elezioni regionali e locali di domenica, che hanno segnato la pesante sconfitta dei socialisti di Zapatero, i manifestanti hanno annunciato che continueranno a portare avanti l’occupazione della piazza almeno per un’altra settimana.
Gli “indignados” hanno iniziato a darsi una maggiore organizzazione dividendosi in diversi comitati e hanno spiegato che se la polizia deciderà di intervenire per rimuoverli con la forza adotteranno la strategia della resistenza passiva. «Opporremo una resistenza pacifica, in silenzio e uniti. E ciascuno di noi invierà questo sms: “Stanno liberando la piazza, venite a difenderla”».
Le proposte dei diversi gruppi che hanno dato vita al movimento risultano ancora parecchio confuse, e per questo motivo alcuni esperti ne mettono in dubbio la continuità. Secondo Ismael Peña, professore di scienze politiche dell’università Oberta de Catalunya (Uoc), «o si genera un partito o sarà molto difficile che le formazioni tradizionali cambino le cose». Per ora alcuni dei portavoce del movimento si sono mostrati prudenti, insistendo sul fatto che è troppo presto per parlare di partito.
Fernando Vallespín, professore di scienze politiche ed ex presidente del Cis (Centro di indagini sociologiche), su Publico ha parlato invece del carattere simbolico della mobilitazione, e sottolineato che «l’aspetto più importante è che essa ha avuto luogo perché ci sono carenze nel funzionamento della democrazia e nel rapporto tra politica e società». Secondo Vallespín sono due le modifiche che si produrranno a breve termine in seguito alla «fatica democratica» che sta emergendo. Da una parte «la riforma del sistema elettorale con l’ampliamento del congresso fino a raggiungere i 400 deputati consentiti dalla costituzione», e dall’altra «l’apertura delle liste dei partiti politici».