In Sudan si litiga già sui confini
Ieri l'esercito sudanese ha occupato una regione di confine col neonato Sud Sudan, contesa e ricca di petrolio
Ieri l’esercito sudanese ha occupato la regione di Abyei, una zona di confine tra il Sudan e il Sud Sudan, ricca di petrolio e contesa da molto tempo. In seguito all’attacco, il presidente sudanese Omar al-Bashir ha sciolto l’amministrazione della città di Abyei, che finora era stata governata da rappresentanti del sud e del nord. La violenza nella zona è aumentata nell’ultimo mese e potrebbe rendere più difficile la definitiva separazione del Sud Sudan dal resto del paese. Questa avverrà il prossimo 9 luglio, come sancito dal referendum dello scorso gennaio in cui il 99 per cento degli abitanti del sud ha votato per l’indipendenza dal nord.
Le violenze si sono intensificate dopo che lo scorso giovedì l’esercito del Sud Sudan (SPLA) ha attaccato ad Abyei un convoglio di soldati sudanesi e di peacekeeper dell’ONU, ferendone due. L’ONU ha condannato l’attacco dell’esercito del sud e l’occupazione del nord, e ha espresso preoccupazione per i civili che stanno abbandonando la regione per timori che diventi stabilmente una zona di guerra tra i due paesi.
L’esercito sudanese ha giustificato l’attacco accusando le truppe del Sud Sudan di aver occupato la città, violando l’accordo di pace del 2005. L’accusa è stata ribadita dal ministro per gli affari presidenziali Amin Hassan Omar, che ha detto che il Sudan vuole rispettare l’accordo di pace mentre il Sud cerca una soluzione unilaterale. Didiry Mohammad Ahmed, leader del National Congress Party sudanese, ha accusato lo SPLA di essersi lentamente infiltrato ad Abyei: da dicembre sarebbero arrivati circa 2500 soldati. Il Sudan ha detto che si ritirerà dalla regione quando sarà certo che lo SPLA non potrà più impossessarsi della città.
Le forze internazionali hanno condannato l’attacco e invitato i soldati di entrambe le parti a ritirarsi dalla zona rispettando gli accordi del trattato di pace. La città di Abyei avrebbe dovuto decidere a gennaio con un referendum a quale stato appartenere, ma il voto è slittato e non è ancora stata fissata una data.
Foto di ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images