Perché sale il prezzo della birra
Perché manca il luppolo, e per altre ragioni di mercato
Negli ultimi tempi non è stato solo il prezzo della benzina ad aumentare sensibilmente, soprattutto negli Stati Uniti. Loren Berlin del sito Daily Finance segnala che nell’ultimo anno il prezzo della birra è aumentato del 3 per cento nei supermercati statunitensi e del 2,3 per cento nei discount. Una cassa da 24 bottiglie costa mediamente più di 20 dollari e nei prossimi mesi il prezzo potrebbe ancora aumentare a causa di numerosi fattori che stanno condizionando i costi di produzione e distribuzione.
Una delle cause dell’aumento del prezzo della birra è dovuto al cattivo raccolto di luppolo di tre anni fa in Baviera, il maggiore land tedesco per estensione territoriale. Il luppolo è un ingrediente fondamentale per la preparazione della birra: i suoi fiori vengono utilizzati per ottenere il tipico retrogusto amarognolo della birra, renderla più schiumosa e chiara, e grazie alle sue proprietà antibatteriche serve anche come conservante naturale. La Germania da sola fornisce il 35 per cento del luppolo prodotto ogni anno in tutto il mondo, ma la ridotta produzione di tre anni fa ha obbligato i produttori di birra a cercare altri fornitori per ottenere l’ingrediente.
La ricerca di fornitori alternativi, i costi per il trasporto del luppolo da distanze maggiori e la domanda più alta rispetto all’offerta per la materia prima hanno portato a maggiori spese per i produttori che si sono riversate poi sui consumatori. Ma c’è dell’altro.
Cereali come l’orzo, il frumento e il riso vengono spesso utilizzati per la preparazione di particolari birre e se i raccolti sono meno ricchi, succede qualcosa di analogo a quanto accade col luppolo e il prezzo della birra aumenta. La produzione di cereali su scala globale è in crisi, anche a causa di ondate di caldo anomalo e siccità in parte dei paesi dell’ex Unione Sovietica e in Cina. A differenza del luppolo, i cereali vengono però utilizzati per molti altri scopi oltre alla preparazione della birra: produzione di cibo, di mangimi per l’allevamento e di combustibili bio. La domanda è molto alta, supera spesso l’offerta e così i prezzi dei cereali aumentano e di conseguenza anche quelli della birra.
Non bisogna poi sottovalutare i costi per il trasporto. Le materie prime devono essere trasportate ai centri di produzione della birra, che a loro volta devono poi consegnare il prodotto finito ai locali e ai supermercati. Parte del trasporto avviene su rotaia, ma per le consegne l’uso di camion e furgoni è inevitabile ed entra quindi in gioco il prezzo crescente della benzina. Anche in questo caso i maggiori costi vengono scaricati in buona parte sui consumatori, che si ritrovano a pagare qualche centesimo in più per una lattina di birra.
Secondo Benj Steinman di Beer Marketers Insights, una organizzazione che segue l’andamento del mercato della birra principalmente negli Stati Uniti, l’aumento dei prezzi sarebbe anche dovuto ad alcune scelte strategiche dei principali produttori che possiedono molti marchi. Tra due brand di birra prodotti dallo stesso produttore, i consumatori tendono in genere a scegliere quello più economico. Uniformando i prezzi tra i diversi marchi posseduti, un singolo produttore può ridurre questo fenomeno aumentando i propri profitti.
Il problema per il prezzo della birra, dicono gli esperti, è che difficilmente tornerà a diminuire nel corso dei prossimi anni. I consumatori si abituano con relativa rapidità al nuovo prezzo e chi produce la birra non ha quindi molto interesse a ridurre i prezzi quando raggiunge costi di produzione più bassi. Non si torna indietro.