Le proteste in Georgia
Tra ieri e oggi migliaia di persone sono scese in piazza a Tbilisi per chiedere le dimissioni del presidente
Più di seimila sostenitori del movimento di opposizione Assemblea Nazionale hanno manifestato ieri a Tbilisi, capitale della Georgia, chiedendo le dimissioni del presidente Mikheil Saakashvili. I manifestanti hanno sfilato per le strade della città e si sono radunati nella centrale piazza della Libertà. Un’altra protesta si è tenuta nella città balneare di Batumi sul Mar Nero, dove alcune centinaia di manifestanti hanno provato a entrare con la forza in una stazione televisiva locale. La polizia li ha fermati sparando proiettili di gomma. Il raduno di Tbilisi è proseguito per tutta la notte e questa mattina diverse centinaia di persone hanno continuato a manifestare. La televisione di stato ha mandato in onda un filmato in cui alcuni manifestanti dell’opposizione armati di bastoni fermano un’automobile, distruggono i vetri e picchiano i passeggeri, accusandoli di essere informatori della polizia.
I manifestanti sono guidati da Nino Burjanadze, ex alleato di Saakashvili ed ex presidente del parlamento. Il movimento di opposizione di Burjanadze, Assemblea Nazionale, accusa il governo di aver arrestato centinaia di persone negli ultimi tre giorni e protesta per i fallimenti nella lotta alla povertà e per la disastrosa sconfitta nella guerra contro la Russia del 2008. L’opposizione georgiana, però, è divisa: molti altri partiti hanno rifiutato di scendere in piazza con l’Assemblea Nazionale e secondo AP il numero di manifestanti sarebbe piuttosto ridotto rispetto alla norma delle manifestazioni locali.
Saakashvili rimane la figura politica di maggior peso in Georgia e il suo mandato presidenziale scadrà solo nel 2013. Dopo aver superato mesi di proteste nel 2009, il suo partito, il Movimento di Unità Nazionale, ha vinto il primo test elettorale dopo il conflitto del 2008, le elezioni amministrative del maggio 2010. In politica estera, Saakashvili è vicino ai paesi occidentali e ha continui attriti con la Russia, che controlla di fatto le regioni del Sud Ossezia e dell’Abkhazia.