Il Giappone è in recessione
Terremoto e tsunami hanno fiaccato l'economia del paese, già messa a dura prova dalla crisi degli ultimi anni
A causa dello tsunami dello scorso marzo e della crisi degli ultimi anni, l’economia giapponese è nuovamente in serie difficoltà. Il prodotto interno lordo del paese è diminuito dello 0,9% nei primi tre mesi dell’anno, facendo quindi registrare una contrazione del 3,7% su base annuale. Si tratta del secondo trimestre negativo consecutivo per il paese, che è quindi per la seconda volta in recessione in tre anni.
La riduzione del prodotto interno lordo era stata prevista dagli economisti, che però avevano calcolato un calo più contenuto. La testata di economia e finanza Bloomberg News aveva consultato 23 economisti, stabilendo infine un valore medio pari all’1,9% per la riduzione del PIL giapponese.
La nuova recessione è in parte dovuta agli effetti del terremoto e del conseguente tsunami che hanno colpito il Giappone settentrionale lo scorso 11 marzo. Le scosse e le onde anomale hanno danneggiato numerosi stabilimenti industriali e le infrastrutture, fondamentali per trasportare energia, acqua e i beni prodotti dall’industria. A distanza di un paio di mesi, la situazione rimane difficile con numerose fabbriche che non hanno ancora potuto riavviare la produzione, o che lavorano a ritmi meno serrati a causa della mancanza di materie prime.
Secondo gli economisti, il prossimo trimestre farà registrare un ulteriore arretramento dell’economia giapponese. Le cose peggioreranno ancora, spiegano gli analisti, che iniziano a formulare le prime previsioni sul trimestre in corso che terminerà a giugno. L’economia del Giappone dovrebbe comunque ripartire a ritmi più sostenuti entro la fine dell’anno, quando la domanda di beni e manodopera per la ricostruzione aumenteranno nelle aree settentrionali colpite dallo tsunami.
Gli economisti prevedono che la nuova fase di recessione nel paese sarà molto profonda, ma al tempo stessa rapida grazie all’avvio della ricostruzione. Gli ordinativi per i macchinari di vario genere, solitamente un indicatore di spese e investimenti futuri, sono aumentati considerevolmente e molte società prevedono di rimettere in sesto in tempi più rapidi del previsto i loro stabilimenti di produzione. L’economia giapponese è legata alle esportazioni e la domanda di beni al di fuori del paese potrebbe contribuire al rilancio del paese. Per soddisfare la domanda occorre, però, tornare a produrre a pieno regime. Toyota, una delle principali case automobilistiche del paese, ha subito pesantemente gli effetti del terremoto e ha chiuso il primo trimestre con profitti in calo del 77% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L’economia del Giappone era del resto molto debole da anni a causa della deflazione (un circolo vizioso tra bassa domanda e conseguente riduzione dei prezzi), che aveva portato a quattro trimestri consecutivi di riduzione del PIL. Il Parlamento giapponese ha da poco approvato un piano da 34,3 miliardi di euro per la ricostruzione e per incentivare la spesa, rilanciando così l’economia anche attraverso l’immissione di maggiore liquidità nel sistema (denaro sui mercati) attraverso la Banca centrale.