Il nuovo discorso di Obama al mondo arabo
Oggi il presidente degli Stati Uniti parlerà di Medio Oriente e Nordafrica, e non sarà come il "discorso del Cairo"
Oggi il presidente degli Stati Uniti Barack Obama terrà un discorso su Medio Oriente e Nordafrica in cui cercherà di rafforzare i paesi in transizione verso la democrazia annunciando nuovi aiuti economici. «Gran parte delle proteste in questi paesi affondano le proprie radici nella mancanza di crescita economica e opportunità individuale, oltre naturalmente alla mancanza di diritti fondamentali», ha detto un funzionario della Casa Bianca durante un incontro con i giornalisti.
Il discorso si rivolgerà inizialmente soprattutto a Egitto e Tunisia, i primi paesi ad avere rovesciato i rispettivi regimi dittatoriali di Mubarak e Ben Ali. Secondo alcune indiscrezioni trapelate dalla Casa Bianca, Obama dovrebbe annunciare una riduzione del debito di almeno un miliardo di dollari per l’Egitto. Un altro miliardo di dollari sarà garantito in prestito al paese attraverso l’Overseas Private Investment Corporation per rilanciare l’economia e il lavoro. Non ci sono ancora dettagli sui termini degli aiuti che verranno annunciati per la Tunisia, ma anche in questo caso probabilmente si tratterà di un fondo d’investimento messo a disposizione per finanziare progetti di sviluppo della regione.
C’è molta attesa poi per quello che il presidente americano dirà della Siria, dove il regime sta ancora continuando la durissima repressione delle proteste nonostante gli appelli e le sanzioni internazionali, le ultime annunciate proprio ieri dal governo americano. «È un momento molto importante per gli Stati Uniti» ha detto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney «negli ultimi dieci anni il nostro focus in Medio Oriente è stato sempre l’Iraq, la caccia a Bin Laden e la lotta ad al Qaida: questa è una grande opportunità per l’America».
Una delle prime mosse di Obama in politica estera, dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, era stato il cosiddetto “discorso del Cairo”, durante il quale il presidente statunitense aveva parlato della necessità di un nuovo inizio nelle relazioni tra gli Stati Uniti e il mondo arabo, parlando di rispetto reciproco senza enfatizzare l’importanza di una transizione democratica dei regimi mediorientali e nordafricani (basti pensare che si tenne appunto al Cairo, capitale dell’Egitto allora governato da Hosni Mubarak). Analisti e osservatori si aspettano per oggi un invito più forte e determinato alla democratizzazione e una linea più severa nei confronti dei regimi come quello siriano e quello libico.