Il massacro dei narcos in Guatemala
Ventinove persone sono state uccise e poi decapitate a Caserio La Bomba, nel nord del paese
Ieri ventinove persone sono state uccise e poi decapitate a Caserio La Bomba, nel nord del Guatemala. La polizia sta cercando di capire se il massacro sia collegato all’omicidio di sabato di Haroldo Leon, fratello di uno dei più famosi boss della droga guatemalteca, Juan Jose “Juancho” Leon, anche lui a sua volta ucciso nel 2008. I cadaveri sono stati trovati legati uno con l’altro: quasi tutti presentavano segni di tortura. Per il momento sembra che siano tutti di operai che lavoravano in un ranch del paese. Vicino ai corpi la polizia ha ritrovato un biglietto con un messaggio: «Salguero, siamo venuti per te». Le autorità non hanno fatto sapere chi sia Salguero.
Tra i paesi del continente americano il Guatemala è uno dei più colpiti dai traffici di droga. Ogni anno circa 350 tonnellate di cocaina attraversano il Guatemala, in pratica l’equivalente del totale che ogni anno entra negli Stati Uniti. Se fino a una decina di anni fa l’America Centrale era ancora indietro nei traffici di droga, ora ne gestisce il triplo rispetto a quelli di Messico e Caraibi messi insieme. I gruppi dei narcos messicani – Sinaloa, Golfo, Zeta – sono ormai attivi anche in queste regioni, spesso in collaborazione con i narcos locali. L’impatto è stato letale: la percentuale di omicidi in Guatemala è raddoppiata in dieci anni ed è ora addirittura più alta di quella dei tempi della guerra civile. Si calcola che il rapporto sia ormai di 46 omicidi ogni centomila abitanti, il doppio di quello del Messico.