La carta di credito di Augusto Minzolini
La storia del "benefit compensativo" concesso e poi ritirato da Masi al direttore del Tg1, che ha portato a un'indagine per peculato
Ieri la procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati Augusto Minzolini. Il direttore del Tg1 è indagato per peculato, in relazione al suo utilizzo della carta di credito aziendale fornitagli dalla RAI per le spese di rappresentanza. Il procuratore aggiunto di Roma, Alberto Caperna, ha detto che l’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto, in seguito all’esposto presentato dall’Italia dei Valori nei confronti di Minzolini. Ora la procura dovrà valutare se il direttore del Tg1 ha abusato della carta di credito per finalità che esulano dal suo incarico professionale. La storia comincia qualche mese fa, a novembre del 2010.
Le spese di Minzolini
Al momento di analizzare il bilancio del 2010 della RAI, viene fuori – e lo raccontano i giornali – che le spese di rappresentanza del direttore del Tg1 superano di molto quelle dei suoi omologhi di Tg2 e Tg3, nonché quelle di presidente e direttore generale della RAI. La carta di credito aziendale American Express data a Minzolini, infatti, da settembre del 2009 a settembre del 2010 era stata usata per pagare 63.000 euro: “oltre 5mila euro al mese”, scriveva Repubblica, “tra pranzi, hotel di lusso e weekend di lavoro (Positano, Santa Margherita Ligure, Saturnia)”. Sempre Repubblica: “Minzolini in 14 mesi avrebbe «effettuato 129 giorni lavorativi in trasferta», su 56 trasferte (Istanbul, Londra, Marrakech, Cannes, Praga) solo in 11 verrebbe «indicato lo scopo della missione»”. Il tutto mentre direttore generale e presidente della RAI erano rimasti dentro i 35.000 euro l’anno. Mario Orfeo, allora direttore del Tg2, aveva speso 6-7.000 euro in tutto l’anno, come lui i vicedirettori generali Antonio Marano e Giancarlo Leone. Fin dal primo momento Minzolini ha spiegato di doversi muovere di più dei suoi colleghi, avendo una redazione a Milano, e di fare viaggi utili alla qualità del suo telegiornale, prendendo contatti utili, promuovendo la testata.
Le indagini
Nino Rizzo Nervo, consigliere di amministrazione della RAI in quota centrosinistra, aveva chiesto allora di aprire un’indagine interna, accordata pochi giorni dopo da Mauro Masi. Passa qualche mese, però, e Masi fa marcia indietro. Siamo a febbraio, i giornali riportano il testo di una lettera inviata dallo stesso ex direttore generale della RAI a Nino Rizzo Nervo. “Minzolini ha sempre rispettato le regole e non emergono violazioni”, scrive Masi, che difendendo il direttore del Tg1 rivela alcuni particolari dell’accordo tra questo e l’azienda. Si dice, in sostanza, che la carta di credito di Minzolini è “una sorta di benefit compensativo” e che il presidente Garimberti “può sicuramente confermare”. Garimberti smentisce: “Non ero in alcun modo a conoscenza che la carta di credito concessa al direttore del Tg1 fosse un benefit compensativo”. C’è dell’altro, così Repubblica del 2 febbraio 2011.
Nel carteggio con Masi (da due giorni a disposizione di tutti i consiglieri di amministrazione) Rizzo Nervo rileva anche la “stranezza” dei numerosi viaggi di Minzolini: 129 giorni lavorati fuori sede in un anno. Nel foglio trasferte, solo per un numero esiguo si specifica il motivo del viaggio. Quale è la ragione di queste “lacune”? Lo spiega Masi: «Quando non è stato indicato lo scopo della missione ciò è avvenuto per motivi di riservatezza previa autorizzazione telefonica della direzione generale». E quali sono le mete “segrete” di Minzolini pagate dall’ azienda? Tra le altre compaiono Marrakech (2 volte), Cannes (2 volte), Ischia, Capri, Positano, Cortina, Taormina, Praga, Istanbul, Dubai, Madonna di Campiglio. Località turistiche di grande prestigio raggiunte nel 90 per cento dei casi durante i week-end, anche lunghi. Masi però illustra come «questo lavoro di rappresentanza» possa diventare «proficuo per la testata e per l’ azienda». Fa l’ esempio dell’ uso dalla carta di credito per incontrare a Capodanno 2009-2010 esponenti del governo marocchino «instaurando un rapporto tale per cui sei mesi dopo un redattore del Tg1 è messo nelle condizioni dal governo di Rabat di fare un reportage sulle infiltrazioni del terrorismo fondamentalista. Ebbene – scrive il dg – credo che l’azienda ci abbia più che guadagnato».
Alla fine della lettera, però, Masi comunica che “le carte di credito aziendali assegnate ai direttori di testata sono state sospese su mia iniziativa a far data dal 1 dicembre 2010. Quindi la fenomenologia fin qui segnalata non potrà più, per definizione, verificarsi in futuro”. Come ad ammettere l’esistenza di un’anomalia, di un fenomeno da contenere. Intanto sale la somma spesa da Minzolini oggetto delle attenzioni: da luglio 2009 a ottobre 2010 sono 86.000 euro. Qualche giorno dopo l’Italia dei Valori presenta un esposto in procura, insieme a un’associazione dei consumatori. A metà di marzo emerge che la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza indagati e senza ipotesi di reato, sull’uso della carta di credito aziendale da parte di Minzolini, in relazione all’esposto dell’Italia dei Valori.
L’accordo tra Minzolini e Masi
Una settimana dopo Augusto Minzolini afferma che restituirà all’azienda i 63.000 euro spesi con la carta di credito aziendale. «Vogliono usare questa storia dei rimborsi spese per tenermi sotto schiaffo, ma io non ci sto. Io quei soldi ora li restituisco». Viene fuori quindi un altro dettaglio dell’accordo tra Minzolini e Masi. Al momento di insediarsi alla direzione del Tg1, infatti, Minzolini era titolare di una rubrica settimanale su Panorama, Minzulpop, che la RAI gli chiese di interrompere per dare all’azienda il diritto di esclusiva. In cambio, Minzolini avrebbe avuto il “benefit compensativo” della carta di credito con limite di spesa da 5.200 euro al mese. Nel giro di poche settimane, in tre rate, Minzolini rimborsa i 63.000 euro alla RAI, chiudendo il contenzioso con l’azienda secondo un accordo con il direttore generale Masi. Nel frattempo, Minzolini ricomincia a tenere la rubrica Minzulpop per Panorama.
A che punto siamo
Martedì la Guardia di Finanza è stata nella tesoreria della RAI, acquisendo tutto il materiale sulle spese di Augusto Minzolini, ricevute, estratti conto. Copia del materiale è stato acquisito dalla Corte dei Conti. Giovedì è arrivata la notizia sull’iscrizione nel registro degli indagati di Minzolini, definita dalla procura “un atto dovuto”. Il direttore del Tg1 ha detto che “contro di me è in corso un’operazione politica: l’ennesimo attacco in quel delta del Mekong che è la Rai. Dopo l’inchiesta di Trani, le polemiche dell’Usigrai, le inziative dell’Agcom è arrivato il turno della procura di Roma. Quello che mi fa sorridere ma non arrabbiare è che questa notizia finisca sui media a due giorni dalle elezioni”. Non solo, scrive Repubblica: annuncia un’azione legale di rivalsa contro la RAI. “Perché l’azienda mi ha chiesto conto del benefit 18 mesi dopo avermelo accordato”.