Gli affari loschi si fanno da Starbucks
È il ritrovo preferito da chi vuole fare affari sporchi, racconta il Wall Street Journal
Il caso di Raj Rajaratnam – e del più grosso scandalo di insider trading della storia di Wall Street – ha portato con sé alcuni dettagli singolari sui luoghi in cui vengono orchestrati e diretti gli illeciti della finanza americana. Se negli anni Ottanta era nelle hall dei grandi alberghi che gli uomini d’affari si incontravano per scambiarsi informazioni e pianificare operazioni finanziarie, ora pare che il primato sia passato a Starbucks. Ne parla il Wall Street Journal.
Starbucks è la più grande catena di caffetterie americane, famosa per le sue innumerevoli combinazioni di moke e cappuccini e per i suoi prodotti di pasticceria. Il primo negozio fu aperto nel 1971 a Seattle da tre amici, ma la svolta arrivò soltanto all’inizio degli anni Ottanta, quando Starbucks iniziò a pubblicizzarsi come l’unica catena che aveva portato negli Stati Uniti l’autenticità della caffetteria italiana. Da allora i negozi Starbucks iniziarono a diffondersi rapidamente in tutti gli Stati Uniti, affermandosi come uno dei luoghi di ritrovo principale delle città.
Quando Raj Rajaratnam fu arrestato per la prima volta nell’ottobre del 2009 con l’accusa di frode, suo fratello Rengan si incontrò con uno degli ex dirigenti del Galleon Group, Adam Smith, nello Starbucks di Park Avenue, tra la 48° e la 49° strada a Manhattan. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il fratello di Rajaratnam stava cercando di trovare il modo per coprire le tracce dei loro affari illeciti. Smith ha raccontato all’FBI che la mattina dell’arresto di Raj Rajaratnam, su fratello si precipitò nel suo ufficio per portare via dei bloc notes. Quando si incontrarono da Starbucks, Rajaratnam gli mostrò quegli appunti chiedendogli di non parlarne mai con nessuno.
A quanto pare Starbucks è perfetto per questo tipo di incontri. Le persone vanno di solito lì per bere un caffè, leggere e controllare la posta sul proprio computer. Due persone sedute a un tavolo che parlano di come fare i soldi con la Goldman Sachs non sono molto diverse da due che si sono date appuntamento per fare due chiacchiere. Anche Anna Chapman, quella che lavorava come spia russa negli Stati Uniti, raccontò di avere usato spesso uno Starbucks per mascherare i suoi scambi con un rappresentante del consolato russo. Un agente dell’FBI la vide dentro allo Starbucks tra la 47sima e l’ottava mentre si scambiava sms con un uomo seduto in una macchina all’esterno del negozio.