I candidati alle primarie repubblicane
Chi sono i politici americani che vogliono sfidare Obama alle presidenziali del 2012
di Francesco Costa
Il 6 novembre del 2012 gli Stati Uniti eleggeranno il loro presidente. Il calendario elettorale negli Stati Uniti è fisso, non esistono le elezioni anticipate: questo permette ai partiti di organizzarsi per tempo e ai candidati di programmare con largo anticipo le loro campagne elettorali. Ogni partito negli Stati Uniti è tenuto dalla legge a scegliere il proprio candidato con le elezioni primarie, che non si tengono in tutto il Paese nello stesso giorno bensì in molte diverse giornate sparpagliate lungo sei o sette mesi (e con regolamenti diversi da Stato a Stato, spesso). Il candidato del Partito Democratico sarà il presidente uscente Barack Obama: anche lui dovrà sottoporsi alle elezioni primarie ma, come accade quasi sempre con i presidenti uscenti, sarà un rito praticamente simbolico, senza candidati di rilievo. Il candidato del Partito Repubblicano, invece, sarà scelto con delle elezioni primarie vere: molti candidati sono già in campo, vediamo chi sono.
Tim Pawlenty
Cinquant’anni, è stato un popolare e apprezzato governatore del Minnesota dal 2003 fino a gennaio di quest’anno. Era tra i possibili candidati alla vicepresidenza nel 2008, poi McCain scelse al suo posto Sarah Palin. Ha la fama di essere un tipo concreto e pragmatico e negli ultimi anni è stato attento a non farsi nemici tra i tea party senza per questo abbracciare la loro retorica urlata e catastrofista. Il suo punto di forza è rappresentato dalla cura con cui pare aver pianificato la sua candidatura: è stato il primo a candidarsi in una gara in cui l’organizzazione conta moltissimo. Il suo punto debole è il sostegno che diede, qualche anno fa, a una proposta di tassazione delle emissioni di anidride carbonica: una legge condivisa e promossa da Obama che sarà poi affondata dalla netta opposizione del suo partito. Lui si è già scusato, ha detto di avere commesso un errore e che ora ha cambiato idea. I suoi spot sembrano girati dal regista di 2012, ritmo serrato e toni apocalittici, forse per supplire al fatto che non è esattamente un trascinatore di folle.
Mitt Romney
Ha fatto il governatore di uno Stato di grande tradizione democratica, il Massachusetts, dal 2003 al 2007. In un’altra epoca questo sarebbe stato il curriculum del candidato perfetto ma da tempo il panorama politico è polarizzato al punto che i repubblicani moderati non hanno vita facile. Specie se, come è il caso di Romney, fanno di tutto per fare goffamente dimenticare il loro passato: da governatore del Massachusetts, infatti, Romney fu promotore di una riforma sanitaria molto simile a quella poi voluta da Obama, che per i repubblicani è il male assoluto. In generale, Romney ha la fama di essere uno che cambia idea molto spesso, secondo come gira il vento: “se solo credesse in qualcosa, sarebbe una forza”, scrisse di lui l’Economist nel 2008, “ma purtroppo le sue idee politiche sembrano cambiare secondo il pubblico che si trova di fronte”. Altre tre cose da sapere: è ricchissimo, è mormone e nel 2008 si era già candidato alle primarie. Fu sconfitto malamente da McCain.
Newt Gingrich
Ha 67 anni, è molto di destra e si è candidato ufficialmente ieri. Il suo nome è legato a una delle più grandi vittorie della storia recente dei repubblicani: la conquista della maggioranza alla Camera nel 1994, dopo quarant’anni di maggioranza democratica. Quell’esperienza, però, fini malissimo: lo scontro sul bilancio con l’amministrazione Clinton e il blocco del governo che si rivelò essere un disastro per il gradimento degli elettori nei confronti dei repubblicani. In un paese particolarmente attento alle vicende private dei propri politici, Gingrich ha avuto situazioni sentimentali decisamente complicate. La sua prima moglie era la sua insegnante di geometria del liceo, lui aveva 19 anni e lei 26: l’ha lasciata dopo quasi vent’anni di matrimonio mentre lei era in cura per un tumore e lui aveva da tempo una relazione con un’altra donna, che sposò sei mesi dopo il divorzio. A metà degli anni Novanta, mentre cercava di abbattere Clinton per via dello scandalo Lewinsky, venne fuori che aveva una relazione con una stagista 23 anni più giovane di lui. Nel 2000 lasciò la sua seconda moglie e sposò la stagista, Callista Bisek, che è attualmente sua moglie. Un po’ troppo casino per uno che vuole fare il presidente degli Stati Uniti. Gingrich però è forse l’unico candidato a essere gradito sia dai tea party che dall’establishment del partito: va tenuto d’occhio.
Ron Paul
Settantacinque anni, repubblicano libertario di vecchissimo corso, gode del seguito di una affezionatissima nicchia di elettori repubblicani: si era candidato anche nel 1988 e nel 2008, ogni volta senza successo. Tutto lascia pensare che stavolta vada a finire nello stesso modo, ma la sua candidatura arricchisce la campagna elettorale: parliamo di un repubblicano vicinissimo ai tea party – il loro “padre intellettuale”, è stato definito – ma favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere.
Rick Santorum
Ex senatore della Pennsylvania, 53 anni, è un politico molto conservatore, soprattutto sul fronte religioso: vuole che nelle scuole si insegni la teoria del “disegno intelligente” invece che il darwinismo, ha paragonato più volte l’omosessualità alla pedofilia, ha dato ai media liberali la colpa degli scandali della pedofilia nella Chiesa, eccetera eccetera. È stato bersaglio di uno dei più efficaci Google bombing della storia recente: scopritelo da soli cercando il suo cognome su Google. Non ha speranze.
I candidati improbabili
Poi ci sono quelli che si sono già candidati ma non andranno da nessuna parte, forse non arriveranno nemmeno alle prime primarie, quelle in Iowa. C’è Gary Johnson, ex governatore del New Mexico, una specie di Ron Paul in miniatura. Fred Karger, ex attore e attivista per i diritti degli omosessuali. Andy Martin, un personaggio bizzarro che dagli anni Ottanta si candida praticamente a qualsiasi cosa. Jimmy McMillan, esperto di karate e leader del partito “L’affitto è dannatamente alto“. Herman Cain, proprietario di una catena di pizzerie.
I candidati potenziali
Alcuni repubblicani non si sono ancora candidati ma ci stanno pensando, e magari lo faranno presto. I più importanti sono due. Uno è Mike Huckabee, già governatore dell’Arkansas e candidato alle primarie del 2008, è un pastore protestante ed è molto apprezzato dalla base del partito repubblicano. Non ha ancora deciso se candidarsi o no e ieri ha lanciato un sito internet per chiedere ai suoi sostenitori di pregare per lui, perché Dio lo aiuti a prendere la giusta decisione. Un altro è Jon Huntsman, che è un tipo di candidato completamente diverso: brillante, moderato, competente, ha fatto il governatore dello Utah e nel 2009 Obama lo ha scelto come ambasciatore degli Stati Uniti in Cina. Ora ha dato le dimissioni e a giorni si attende una sua decisione: sarebbe un temibile sfidante per Obama alle elezioni presidenziali ma è difficile che la base del partito repubblicano possa scegliere come sfidante di Obama un ex membro dell’amministrazione Obama. Altri nomi in ballo: Mitch Daniels, governatore dell’Indiana, e Michele Bachmann, neodeputata ultra-estremista del Minnesota. Poi Sarah Palin, che da mesi tenta di tenere tutti sulle spine ma non sembra avere intenzione di candidarsi. E Donald Trump, che però si è già molto sgonfiato.
Il calendario
Si comincia il 6 febbraio del 2012, con le primarie in Iowa. Poi New Hampshire, Nevada, South Carolina e tutti gli altri. La convention si terrà a Tampa, in Florida, dal 27 agosto 2012. Ma ci sarà tempo di riparlarne.
foto: AP Photo/Craig Lassig