Il fronte dimenticato della guerra in Libia
È il fronte delle montagne occidentali, vicino al confine settentrionale con la Tunisia
di Elena Favilli
È il fronte meno conosciuto della guerra in Libia, finito sulle cronache dei giornali solo nei primi giorni della rivolta contro Gheddafi e poi quasi del tutto dimenticato. È il fronte delle montagne occidentali, di quella minoranza berbera che è stata tra le prime a ribellarsi contro il regime del dittatore libico e che ora si ritrova da sola a resistere all’assedio delle forze lealiste. Zintan, Yafran: nomi lontani di piccole città di montagna. Troppo piccole rispetto a Bengasi, Misurata, Tripoli. E forse per questo lasciate al loro destino anche dalla NATO, che qui ha iniziato a bombardare solo nelle ultime settimane, con pause che a volte possono durare anche alcuni giorni e che permettono all’esercito di Gheddafi di ricompattarsi e tornare alla carica.
«Siamo stati bombardati per almeno un’ora e mezza oggi», diceva venerdì al telefono un abitante di Zintan al giornalista del Telegraph Andre Gilligan «ci attaccano da sud, da nord, da est, da ovest, ci attaccano da tutte le parti. Ci colpiscono con bombe e missili, qualsiasi cosa. Hanno tentato più volte di entrare nella città ma non ce l’hanno fatta». Le scuole e gli ospedali sono chiusi da settimane, l’acqua scarseggia, le armi stanno per finire. Un portavoce di Human Rights Watch, Fred Abrahms, ha accusato il regime di Tripoli di condurre attacchi indiscriminati nell’area. «Colpiscono moschee, impianti idrici, abitazioni, scuole, ospedali: è la stessa tattica che usano a Misurata».
Gli attacchi sono iniziati quando la popolazione di Zintan, durante i primi giorni della rivolta contro il regime, si è rifiutata di accettare le tangenti che il governo di Gheddafi offriva in cambio della sua fedeltà. Il dittatore libico rispose menzionandola in uno dei suoi primi deliranti discorsi prima dell’intervento della NATO, quello in cui disse che i nemici del governo sarebbero stati stanati casa per casa. Poi il conflitto si è intensificato quando i ribelli hanno preso il valico di frontiera di Dehiba il mese scorso, aprendo una via fondamentale per i rifornimenti dalla Tunisia. Ma il controllo dei ribelli in questa zona è precario, e sembra improbabile che possano avanzare contro la potenza di fuoco delle forze fedeli a Gheddafi. Zintan, circa 150 chilometri a sudovest della capitale Tripoli, è circondata su tre lati. La linea di fronte è fluida, ma in alcuni punti arriva a 15 chilometri dalla cittadina in questi giorni. Le forze di Gheddafi controllano le valli, lanciando colpi di mortaio e razzi sulle montagne circostanti.
Il paesaggio lunare di queste montagne è famoso per essere quello in cui sono state girate alcune scene del film Guerre Stellari, tra cui quelle ambientate sul pianeta natale di Luke Skywalker. Il regista lo volle chiamare Tatooine, dal nome dalla vicina città tunisina Tataouine. La guerra ormai è arrivata fin qui. Negli ultimi giorni le truppe di Gheddafi hanno più volte invaso il territorio tunisino per inseguire i ribelli fino a Dehiba. L’esercito ha bombardato pesantemente la frontiera la settimana scorsa, e alcuni missili hanno raggiunto i territori interni della Tunisia. Il governo tunisino può fare ben poco per evitare che episodi di questo tipo si ripetano. Soltanto la NATO probabilmente potrebbe fermare questi bombardamenti, ma al momento gli sforzi restano concentrati su Tripoli e Misurata.
Il regime, che ha ancora alcune basi militari nell’area di Zintan, sta cercando di bloccare il collegamento tra la città e il confine tunisino, rendendo la vita particolarmente difficile per chi abita in quella zona. La città più vicina alla frontiera, Nalut, è stata bombardata pesantemente la settimana scorsa, con almeno quattro morti. I bombardamenti a Zintan sono continuati anche ieri.
Come molti abitanti delle montagne nordafricane, quelli di Zintan sono molto preparati dal punto di vista militare. I bambini imparano a usare le armi da piccoli e tutta la zona è famosa per i suoi cacciatori. Il paesaggio, con le sue gole, le sue erte e le sue caverne, è un territorio ideale per i ribelli. Alcuni osservatori occidentali hanno fatto notare che qui gli insorti sono molto più preparati e organizzati della loro controparte orientale, dotati di migliori rifornimenti e di maggiore disciplina. Ma al di là della zona protetta dalle loro montagne, difficilmente riusciranno a unirsi con gli altri territori della Cirenaica conquistati dai ribelli. Il Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi è ancora troppo lontano e sembra non avere nessun contatto con loro. Forse un rappresentante entrerà a farne parte la prossima settimana.
«La comunità internazionale non sa niente di noi», ha detto al Telegraph uno degli abitanti di Zintan «Il cibo che riceviamo non è sufficiente. Non abbiamo armi pesanti. Abbiamo bisogno di aiuto». Secondo le Nazioni Unite, oltre ottomila persone hanno attraversato il confine tunisino soltanto lo scorso finesettimana e almeno 44mila hanno abbandonato l’intera regione dall’inizio della guerra in Libia. Finora la crisi umanitaria sembra essere stata evitata solo grazie all’incredibile generosità degli abitanti delle zone circostanti, che in moltissimi casi hanno accettato di ospitare i rifugiati. Soltanto un piccolo campo profughi è stato costruito vicino al confine con la Tunisia. Massoud Chaben, di Yafran, ora vive lì con i suoi bambini: «Se fossi rimasta a Yafran sarebbero morti. Prova a immaginare: senza latte e senza acqua per settimane. L’assedio deve finire, o migliaia di bambini moriranno nelle prossime settimane».