La questione spiagge raccontata da Report
Ieri Tremonti ha annunciato 90 anni di proroga per gli stabilimenti, riaccendendo una polemica ben raccontata a suo tempo d Report
Il ministro Tremonti ha annunciato ieri un decreto che proroghi di 90 anni le concessioni degli stabilimenti e dei servizi balneari sulle spiagge italiane, andando incontro alle richieste delle associazioni della categoria, ma secondo le opposizioni e molti osservatori contravvenendo alle richieste dell’Unione Europea. La direttiva europea Bolkestein, che chiedeva di rimettere all’asta le concessioni delle attività balneari a partire dal 2015 nel quadro di un progetto più ampio per portare concorrenza in numerosi servizi, è contestata dalle organizzazioni di categoria che sostengono che la concorrenza potrebbe danneggiare i piccoli gestori a favore dei gruppi economici maggiori. I 90 anni previsti dal decreto sono per il ministro “un periodo lungo tale da dare una prospettiva di tempo sufficiente per fare investimenti e creare lavoro”.
Le norme previste interessano direttamente circa 28mila società balneari, che danno lavoro a quasi 300mila persone. Regioni come Emilia, Lazio, Liguria, Puglia e Toscana ottengono grande beneficio dalla presenza degli stabilimenti sia sul fronte del turismo che dei maggiori introiti derivanti dalle società che gestiscono le spiagge. Da anni, però, le concessioni finiscono sempre alle stesse aziende solitamente gestite da piccoli nuclei familiari, cosa che rende complicata l’entrata di nuovi soggetti — magari più grandi e organizzati — nel campo della balneazione.
Queste piccole società pagano allo Stato canoni decisamente fuori mercato per la gestione delle spiagge. In molti casi una cifra simile a quella che l’imprenditore paga annualmente allo Stato come canone per la porzione di spiaggia che gli è stata affidata, la paga un cliente per affittare una cabina in Versilia per un’intera stagione.
«Mai avremmo potuto immaginare di raggiungere un punto così in basso. Il Belpaese smembrato e devastato dal cemento, in mano alla criminalità e agli speculatori con l’ avallo del Governo», ha commentato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente secondo il quale il diritto di superficie «di fatto privatizza il patrimonio costiero» . Per Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, il provvedimento si configura come «una vera e propria spiaggiopoli: con meno di 1.000 euro al mese, pari alla locazione di un bilocale a Roma e Milano, sarà possibile affittare uno stabilimento balneare da 10.000 metri quadrati per 90 anni».
Nel corso degli anni diversi governi hanno cercato di rimediare a questa stortura, rivalutando i canoni. In una decina di anni i gestori degli stabilimenti sono arrivati a pagare il triplo, anche se c’è da dire che gli aumenti ci sono stati anche per chi affitta ombrelloni e sdraio in spiaggia.
Un anno fa Report si era occupata della questione nella puntata “Di pubblico demanio” a cura di Emilio Casalini. Il giornalista spiegava efficacemente il rinnovo delle concessioni in assenza delle gare di appalto, la presenza di locali e strutture abusive lungo le coste negli stabilimenti e la procedura di infrazione avviata contro l’Italia dall’Unione Europea. «Un gigantesco affare, che a breve la legge sul federalismo demaniale dovrebbe passare nelle mani di regioni e comuni, trasferendo la proprietà del demanio marittimo alle amministrazioni locali. Con tutti i rischi che ne conseguono».