Il nostro ministro della Difesa
Una raccolta delle intemperanze televisive di Ignazio La Russa, un uomo che non ha paura di nessuno
Il ministro della Difesa italiano, Ignazio la Russa, è un assiduo frequentatore delle trasmissioni televisive di approfondimento politico. A causa delle sue intemperanze e del suo carattere combattivo – digiamo – i dibattiti cui partecipa il ministro si trasformano in caotici confronti verbali, ed esibizioni squinternate che una volta La Russa è riuscito a portare anche dentro l’aula della Camera con sonore conseguenze per la maggioranza. Ce n’è abbastanza per essere diffidenti della capacità di un uomo dotato di poco equilibrio e molte insicurezze di assolvere a un ruolo piuttosto importante e delicato, soprattutto di questi tempi. E se no, ce n’è abbastanza per mettere insieme, a futura memoria – sperando che arrivi un giorno in cui sapremo dimenticarcene – una raccolta entomologica delle più impressionanti perdite di controllo di La Russa, il ministro della Difesa che non sa chi sia Lukashenko.
Annozero, lo scorso dicembre. Uno studente di Scienze Politiche della Sapienza racconta la sua esperienza sulle manifestazioni contro la riforma universitaria del ministro Gelmini. La Russa lo interrompe, dà dei vigliacchi a chi protesta e poi non si ferma più.
Il ministro è carico, e nella stessa puntata pochi minuti dopo si confronta anche con Antonio Di Pietro, che ci mette molto del suo.
La Russa e Di Pietro sembrano comunque essere una combinazione sicura. A marzo del 2010, Bianca Berlinguer aveva entrambi ospiti negli studi di Linea Notte ed è diventato complesso trattenere il ministro.
Sempre a Linea Notte, La Russa si confronta con il direttore di Europa e blogger del Post, Stefano Menichini, che dopo l’ennesima interruzione lo invita a “far almeno finta di essere ministro”.
Tristemente celebre è la sfuriata di un paio di anni fa di La Russa contro il direttore dell’Unità, Concita de Gregorio, nel corso di una trasmissione su Sky Tg24. Dopo averla chiamata “Concitina”, la invitò a «tapparsi la bocca con un turacciolo».
Nell’aprile del 2010, La Russa e il direttore dell’Unità si ritrovano negli studi di Annozero. Il ministro della Difesa assale Concita de Gregorio per una vignetta pubblicata sul suo giornale: la mostra in video, si alza, esulta, non sta fermo un momento.
La Russa riesce a infuriarsi anche quando è l’unico ospite in studio, come nel novembre 2009, quando partecipa alla trasmissione di RaiUno di Lamberto Sposini, che pochi minuti prima ha moderato un dibattito sul crocifisso nelle aule scolastiche cui ha partecipato anche Piergiorgio Odifreddi, matematico ma soprattutto ateo e ateista. La Russa critica la scelta ed è un fiume in piena. Fa tutto da solo.
Qualche settimana prima, Odifreddi era ospite con La Russa a Porta a Porta e il ministro lo trattò con la sobrietà che gli è propria: «Lei fa schifo».
A Porta a Porta poche settimane fa, il nostro ministro della Difesa ha anche avuto problemi col nome del comandante americano che si occupa delle operazioni militari in Libia, prendendo generali per wafer al cioccolato.
La Russa si agita anche fuori dagli studi televisivi, basta che ci siano le telecamere. Lo scorso anno prese per la giacca un giornalista e lo accompagnò fuori dalla sala in cui Silvio Berlusconi stava tenendo una conferenza stampa per le elezioni amministrative.
In tempi più recenti, invece, il ministro della Difesa ha deciso di ballare il sirtaki sui piedi di Corrado Formigli, un inviato di Annozero, per levarselo di torno. La Russa scalcia e pochi istanti dopo accusa l’intervistatore di averlo preso a calci.
Intervistato dalla BBC, La Russa arriva a un passo da perdere le staffe, ma vuoi la freddezza dell’interlocutore britannico, vuoi che poi bisognerebbe saper gestire la solita fiumana di parole utilizzando solo termini inglesi, il ministro si contiene e si limita a un «Are you crazy?».
Infine, malgrado non fosse in uno studio televisivo, non può mancare per coerenza col percorso e questa raccolta la famosa giornata alla Camera in cui La Russa ha sfidato da solo la piazza e il parlamento tutti.
foto: di Cosima Scavolini / la Presse