Maria Sandra Mariani, l’ostaggio perduto in Africa

È stata rapita il 2 febbraio in Algeria, ora probabilmente si trova in Mali

Il 2 febbraio in Algeria è stata rapita una turista italiana che si chiama Maria Sandra Mariani. Si trova ancora nelle mani dei suoi sequestratori, che si sono descritti come “Al Qaida nel Maghreb islamico” e hanno diffuso un video in cui la stessa donna italiana dice di essere “nelle mani del battaglione Tareq Ben Zayad, che è guidato da Abdul hamid Abu Zayd”. Oggi si ritiene che Maria Grazia Mariani sia nel Mali e pare sia spuntato un secondo video, anche se le notizie sulle sue condizioni sono sempre pochissime e raramente il sequestro di un italiano da parte di terroristi islamici era passato così sotto silenzio. Ne scrive oggi Francesco Battistini sul Corriere della Sera.

Un messaggio a Berlusconi. L’ultima apparizione di Maria Sandra Mariani, la fiorentina che il 2 febbraio stava nel deserto algerino e da allora è nelle mani di Al Qaeda, probabilmente nel Mali, è qualcosa di più dell’ennesimo video di rivendicazione. Qualcosa di più d’una semplice prova in vita. Lo dice la polizia maliana. Lo scrive una testata online araba, Echorouk: «I rapitori della turista italiana vogliono negoziare con Berlusconi». Una richiesta di riscatto: «Noi siamo Aqim, Al Qaeda nel Maghreb islamico, brigata Tarq Ibn Riyadh – scandisce una voce maschile, prima che si senta quella dell’ostaggio -. Parlo a nome di Abdul Hamid Abu Zayd. Questa donna chiede di trasmettere questo messaggio, cosicché il presidente del suo Paese lo ascolti…». Soldi? Pedaggi politici? Non si sa se scenda nei dettagli, Maria Sandra, oltre a presentarsi, a ripetere il nome di Abu Zayd e a chiedere, cortesemente, «di diffondere questo messaggio, grazie». Oggi la Farnesina convocherà Alessio e Mariangela, il figlio e la sorella, e forse spiegherà: «Del video non sappiamo nulla, non l’abbiamo visto – è perplesso il vecchio papà, Lido, attaccato al telefono nell’agriturismo di famiglia a San Casciano -. Qualcuno m’ha detto che vogliono il ritiro delle truppe francesi dall’Afghanistan. Qualcun altro, che non è da prendere sul serio. È una situazione piena di dubbi. Che c’entrano i francesi, dico io? I soldati in Afghanistan, li si ha pure noi italiani! Mah, speriamo bene…».

Sperare, sì. E tanto. Perché Maria Sandra era un ostaggio silenziato. Quasi dimenticato. E dalla sua prigione nel Sahara è ricomparsa il giorno peggiore. Quello dell’uccisione di Bin Laden. Un incrocio fatale di due storie: la morte del più grande impresario del terrore, la sorte dell’ultima sua terrorizzata preda.
Giovedì scorso i qaedisti del Maghreb – salafiti irregolari che in passato non si son fatti problemi a uccidere un ostaggio inglese – avevano spedito l’allegato a un giornalista di Al Arabiya, la tv satellitare che da Dubai fa concorrenza ai qatarioti di Al Jazeera. In testa la sigla del Gspc, il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, poi suoni e immagini. Con una sola raccomandazione: rendere noto il nuovo comunicato, il secondo del genere, non prima del 2 maggio. A tre mesi esatti dal sequestro. Perché dieci anni di jihad hanno insegnato che così funzionano i media. I rapitori non potevano immaginare che cosa sarebbe successo, il 2 maggio. E che il prezzo di Maria Sandra, d’improvviso, sarebbe salito al fixing internazionale dei jihadisti: «Questa faccenda del Bin Laden ammazzato ci fa paura», dice papà Lido. «Temo che i rischi per gli ostaggi adesso aumentino – avverte Geoff Porter, esperto inglese di terrorismo nordafricano -. Il loro destino sta virando».

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