L’imbarazzo del Pakistan
L'intelligence pakistana si dice "imbarazzata" per non essere riuscita a localizzare bin Laden lì, dietro l'angolo
In attesa di comprendere a pieno quali saranno le conseguenze della morte di Osama bin Laden nella lotta al terrorismo, è già chiaro che quanto accaduto sta mettendo alla prova i rapporti tra gli Stati Uniti e il Pakistan.
Osama bin Laden, infatti, non era nascosto in una caverna al confine tra Afghanistan e Pakistan bensì ad Abbottabad, una cittadina cinquanta chilometri a nord della capitale Islamabad (per quanto separata da parecchie montagne). L’edificio che lo ospitava è grande otto o nove volte ogni edificio circostante e si trovava a meno di un chilometro di distanza dall’Accademia militare pakistana, un posto pieno così di soldati. L’operazione militare è stata portata avanti dagli Stati Uniti senza informare il Pakistan, e la settimana scorsa il capo di stato maggiore americano aveva affermato che un pezzo dell’intelligence pakistana collabora attivamente col gruppo terroristico Haqqani e Al Qaida.
Oggi l’ISI, l’agenzia per l’intelligence del Pakistan, ha ammesso di essere imbarazzata dal suo fallimento nel localizzare Osama bin Laden. Un funzionario pakistano ha detto alla BBC che l’edificio dove si rifugiava Bin Laden era stato perlustrato nel 2003, poco dopo la sua costruzione ma da quel momento era stato completamente ignorato: «era fuori dal nostro radar, e questo è molto imbarazzante per noi». Poi ha aggiunto: «Siamo stati completamente colti di sorpresa: gli americani sono entrati e sono usciti prima che noi potessimo rendercene conto».
Questa mattina il Washington Post pubblicava un articolo firmato dal presidente pakistano Asif Ali Zardari, che ammetteva che Bin Laden “non era in nessuno dei posti dove lo immaginavamo” ma negava qualsiasi tipo di collaborazione di pezzi dell’apparato dello Stato con i terroristi. «La guerra al terrorismo è del Pakistan quanto degli Stati Uniti». John Brennan, consigliere di Obama per le politiche antiterrorismo, ha detto di trovare «inconcepibile l’idea che Osama non avesse una rete di sostegno» in Pakistan. «Per il momento non abbiamo intenzione di accusare nessuno, ma in questa storia vogliamo arrivare fino in fondo».
foto: AAMIR QURESHI/AFP/Getty Images