Le mozioni sulla Libia alla Camera

I malumori tra PdL e Lega sembrano essere rientrati, la discussione comincia oggi pomeriggio

© Mauro Scrobogna / LaPresse
29-09-2010 Roma
Politica
Camera - comunicazioni del Governo sulla situazione politica
Nella foto: Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Umberto Bossi

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29-09-2010 Rome
Politics
Chamber of Deputies - Prime Minister informative report on political situation
In the picture: Prime Minister Silvio Berlusconi, Umberto Bossi
© Mauro Scrobogna / LaPresse 29-09-2010 Roma Politica Camera - comunicazioni del Governo sulla situazione politica Nella foto: Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Umberto Bossi © Mauro Scrobogna / LaPresse 29-09-2010 Rome Politics Chamber of Deputies - Prime Minister informative report on political situation In the picture: Prime Minister Silvio Berlusconi, Umberto Bossi

Oggi pomeriggio si discuteranno alla Camera dei Deputati le mozioni sull’intervento militare in Libia presentate dai vari gruppi parlamentari: i testi saranno votati stasera stesso, se il dibattito dovesse andare spedito, oppure domattina. Il passaggio parlamentare si deve alla recente decisione del governo italiano di partecipare attivamente ai bombardamenti alleati in Libia, invece che limitarsi a fornire le basi e il sostegno militare come aveva fatto in passato.

In questi giorni si è discusso molto della discussione e del voto di oggi soprattutto a causa della reazione della Lega Nord alla decisione del governo (di cui fa parte) di partecipare ai bombardamenti. Umberto Bossi ha detto di non essere d’accordo e ha detto che la Lega è pronta a togliere il sostegno al governo se questo non cambierà posizione. Quindi ha presentato una mozione che impegna il governo in sei punti:

1) intraprendere immediatamente una decisa e forte azione politica sul piano internazionale finalizzata ad una soluzione per via diplomatica della crisi libica che ristabilisca condizioni di stabilità, pace e rispetto dei diritti umani ponendo fine alla fase militare e ai bombardamenti;

2) escludere per il futuro qualunque nostra partecipazione ad azioni di terra sul suolo libico;

3) a fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, di cui in premessa, che comunque debbono attuarsi nel totale rispetto dell’art. 11 della Costituzione ed esclusivamente come strumento di difesa ad azioni ostili, reali, concrete ed attuali rivolte contro i nostri velivoli ovvero contro la popolazione civile ed in condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione civile stessa e per i nostri operatori;

4) non determinare aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento della missione in oggetto, operando nell’ambito degli stanziamenti ordinari per la difesa;

5) intraprendere ogni iniziativa finalizzata al superamento delle criticità conseguenti alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue di cui in premessa;

6) dare piena attuazione alla Risoluzione n. 600071 di cui in premessa promuovendo il reale concorso di tutti i Paesi alleati rispetto alle ondate migratorie in essere, all’asilo dei profughi e al contrasto dell’immigrazione irregolare.

Il primo punto è vago abbastanza da poter essere sottoscritto senza problemi, per il governo. Il secondo è superfluo, visto che l’azione di terra è già esclusa categoricamente dalla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. Il terzo punto è quello più delicato: il governo può fissare una “data di scadenza” del suo impegno in Libia, senza conoscere come si evolverà la situazione? Anche il quarto punto è delicato ma fattibile. Il quinto punto fa riferimento alla sentenza europea che ha bocciato la reclusione per i clandestini, il sesto punto parla della condivisione con l’Unione Europea dello sforzo per affrontare i flussi migratori: anche questi due non sono problematici.

L’unico punto che può dare dei problemi al governo è quindi quello che chiede di fissare un termine alle operazioni militari. I giornali di oggi dicono che il testo sarà riformulato o emendato, trasformando quel passaggio in un impegno del governo a chiedere agli alleati un termine certo per la fine dei bombardamenti e a fissare una convocazione periodica del Parlamento per riferire sull’andamento della missione. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha detto che basterà un “aggiustamento lessicale” per accogliere la mozione della Lega. Alla fine, insomma, dovrebbe ricomporsi tutto senza grandi affanni.

Oggi si discutono anche le mozioni presentate dall’opposizione. Quella del PD impegna il governo “a continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili – in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le conseguenti deliberazioni del Parlamento italiano – mantenendo, altresì, costantemente aggiornate le Camere sulla quotidiana evoluzione del contesto libico”. Quella dell’Italia dei Valori chiede al governo di interrompere i bombardamenti, considerandoli incompatibili con la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite (sebbene le Nazioni Unite non abbiano mai detto niente di simile). Quella del Terzo Polo invita il governo a fare di più, “ad aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, partecipando così su di un piano di parità alle operazioni alleate”.

foto: Mauro Scrobogna /  LaPresse