Un grand’uomo
È un mondo che ha bisogno di leader in terra, più che di santi in paradiso
La “beatificazione” di Karol Wojtyla è un cerimoniale caro alla Chiesa Cattolica e ai suoi riti e incasellamenti, ma rilevante per il mondo solo per le sue conseguenze concrete: che sono – come fu già per il suo funerale – una nuova dimostrazione della sua straordinaria popolarità e una giornata memorabile per la città di Roma, che già ne ebbe di simili (e forse sono imbattibili quelle di Tor Vergata nel 2000).
La giornata è stata quindi interessante in quanto occasione di riflessioni e analisi su ciò che è stato e ciò che è, più che per l’evento in sé. E se sono importanti anche letture più critiche e severe del pontificato di Wojtyla, spesso sono anch’esse riduttive quanto gli sbrigativi ritratti nostalgici delle dirette televisive. Wojtyla è stato responsabile e ispiratore di grandi cambiamenti e di buoni cambiamenti: per il suo ruolo nel processo di caduta del comunismo filosovietico e per quello nell’avvicinamento della Chiesa cattolica ad altre religioni e altre comunità. Non fu abbastanza severo con altri dittatori né con gli scandali pedofili che già si affacciavano. Ma fu uno di quei grandi leader che cambiano le cose di propria iniziativa, che è ciò che la storia chiede ai grandi leader: perché lo pensano giusto e non per garantirsi un applauso o un nuovo mandato.
Ed è anche stato, lo dimostrano ancora le folle di oggi, un uomo capace di ispirare tantissime persone rispetto a un’idea di bene e di miglioramento del mondo che era in parte contenuta nella fede di cui è stato rappresentante e in parte è stata rinnovata dal suo impegno: e Dio solo sa quanto questi tempi abbiano bisogno di modelli, di ispirazioni, di rappresentazioni di buoni percorsi. Wojtyla ha detto per anni “comportatevi bene” e lo ha detto in modo evidentemente convincente. Ha predicato bene, e quello è rimasto addosso a tanta gente. Sono presenze della cui importanza ci si rende ben conto, quando mancano. Per questo è la sua vita da uomo quella che apprezziamo, consapevoli delle sue incompletezze: da beato, lo lasciamo a chi dà importanza a queste cose.