Come hanno trovato bin Laden
La storia dell'indagine, cominciata quattro anni fa, che ha permesso agli Stati Uniti di trovare il leader di Al Qaida
Il nascondiglio di Osama bin Laden nei pressi di Abbottabad in Pakistan è stato trovato dai servizi di intelligence statunitensi grazie a un corriere, uno degli uomini più fidati del terrorista che organizzò gli attentati dell’11 settembre contro gli Stati Uniti. Bin Laden, spiegano oggi sul New York Times, faceva affidamento sul corriere per mantenere i propri rapporti e i contatti con il mondo esterno senza dover abbandonare il proprio nascondiglio a meno di 60 chilometri di distanza da Islamabad, la capitale del paese.
Le prime informazioni sull’uomo fidato di bin Laden erano trapelate anni fa nel corso degli interrogatori a Guantanamo, il campo di prigionia di massima sicurezza degli Stati Uniti sull’isola di Cuba. Alcuni prigionieri avevano comunicato lo pseudonimo con il quale era noto il corriere, aggiungendo che era uno dei protetti di Khalid Shaikh Mohammed, una delle menti dietro gli attentati dell’11 settembre.
Dopo un lungo lavoro di intelligence, quattro anni fa i servizi segreti statunitensi scoprirono il vero nome del corriere, ma ci vollero poi un paio di anni prima di identificare l’area in cui era attivo. Spiandone a lungo i movimenti, l’intelligence ha notato che il corriere faceva di frequente visita a un complesso di edifici a Abbottabad, una piccola cittadina a nord raggiungibile in un’ora di automobile da Islamabad.
Identificato il nascondiglio, nelle settimane seguenti gli analisti della CIA hanno studiato le immagini satellitari e i rapporti degli agenti sul campo per capire quante persone abitassero all’interno del complesso e chi fossero. Terminate le prime analisi, a inizio settembre l’intelligence arrivò alla conclusione che vi fosse una forte possibilità che in quel complesso di edifici in Pakistan vivesse anche Osama bin Laden.
La possibilità che il terrorista si trovasse in quel luogo, in una cittadina del Pakistan, era in contraddizione con le ipotesi circolate per anni sul fatto che bin Laden si nascondesse tra le montagne al confine con l’Afghanistan, probabilmente in una grotta sperduta. Le prove raccolte dalla CIA sembravano comunque molto concrete: Osama bin Laden si era nascosto a un’ora d’auto da Islamabad in un complesso dal valore di almeno un milione di dollari. Una sorta di fortezza, senza telefono né connessione a Internet. Un nascondiglio nel quale si bruciavano i rifiuti per evitare di doverli mettere in strada per la raccolta, lasciando magari qualche indizio compromettente.
Secondo gli esperti dell’intelligence, il complesso era stato costruito appositamente nel 2005 per ospitare bin Laden. Nel corso dell’autunno e dell’inverno la zona è stata mantenuta sotto stretta osservazione dagli agenti della CIA, che col tempo hanno raccolto ulteriori prove, tali da confermare l’ipotesi del nascondiglio. A marzo Barack Obama ha ricevuto le prime conferme e il 14 dello stesso mese ha partecipato al primo di una serie di cinque incontri con i responsabili della sicurezza nazionale per decidere come agire.
Inizialmente il piano prevedeva un bombardamento mirato del complesso, una scelta che avrebbe reso meno rischioso l’intervento. Obama si sarebbe però opposto a questa soluzione, perché non avrebbe consentito di avere una prova certa dell’uccisione di bin Laden. Inoltre, l’intelligence aveva scoperto che nel nascondiglio vivevano almeno 22 persone e un bombardamento avrebbe portato a un alto numero di vittime, circostanza che Obama voleva evitare.
Il presidente ha così disposto che militari e agenti segreti si preparassero per un intervento diretto, le cui prove sono state effettuate nelle prime settimane di aprile. Il 19 aprile nella Sala emergenze (Situation room) della Casa Bianca, il presidente ha approvato la scelta dell’assalto e il 28 aprile nel corso di una nuova riunione ha formulato una nuova serie di raccomandazioni, spiega Milke Allen su Politico.
L’incontro finale e decisivo si è svolto lo scorso venerdì alle 8.20 del mattino alla Casa Bianca. Obama si è incontrato con Thomas Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale, con John O. Brennan, consigliere dell’antiterrorismo, e con altri suoi stretti consiglieri. Il piano per compiere il raid è stato approvato da Obama e l’operazione è stata avviata nelle ore seguenti, mentre il presidente era in Alabama per vedere di persona i danni causati dai tornado e portare la propria solidarietà alle popolazioni colpite.
Per ragioni di sicurezza e una diffidenza maturata nel corso degli ultimi anni, anche in seguito alla scoperta che bin Laden si trovava in una città del Pakistan, Obama e i suoi consiglieri hanno deciso di mantenere il governo pakistano all’oscuro dell’intera operazione. Le informazioni sul nascondiglio del terrorista sono state utilizzate solamente dagli Stati Uniti, che non le hanno condivise con nessun altro paese.
L’operazione doveva essere svolta sabato, ma a causa del cattivo tempo è stata rimandata al giorno seguente. Ieri, un piccolo gruppo di soldati e agenti dell’intelligence si sono calati dagli elicotteri nei pressi del nascondiglio per compiere il loro attacco. L’intero raid è stato seguito in tempo reale dalla Stanza emergenze da Barack Obama, Hillary Clinton, Bill Daley (Capo dello staff della Casa Bianca) e dai responsabili dell’intelligence e dell’esercito. Al momento i dettagli sull’operazione sono molto pochi. Sappiamo che pochi istanti dopo l’arrivo del commando si sono verificati numerosi scontri a fuoco. Le forze di bin Laden hanno cercato di respingere l’attacco, ma invano. Oltre a bin Laden sono stati uccisi altri tre uomini e una donna, usata come scudo umano da una delle guardie di Al Qaida.
Il corpo di Osama bin Laden è stato caricato su uno degli elicotteri, mentre il commando ha rapidamente abbandonato l’area. A causa di un problema tecnico, dicono i funzionari della Casa Bianca, un elicottero è precipitato, ma chi era a bordo è riuscito a mettersi in salvo e non ci sono feriti. Nel pomeriggio di ieri, Obama ha ricevuto un rapporto sull’esito dell’operazione con i primi riscontri che certificavano l’effettiva identità di Osama bin Laden. Il corpo del terrorista è stato trasportato in Afghanistan e successivamente, dicono le autorità statunitensi, sarebbe stato sepolto in mare.