Chi sono i complottisti?
Ce ne sono cinque tipi, dice Jonathan Kay, autore di un libro dedicato a quelli che "non mi freghi"
Mercoledì scorso la Casa Bianca ha pubblicato la forma integrale del certificato di nascita di Barack Obama, per mettere a tacere definitivamente i birthers, ovvero gli oppositori del presidente che sostengono che sia nato in Kenya e non negli Stati Uniti, e quindi non abbia il requisito legale fondamentale per fare il presidente degli Stati Uniti. Nel discorso che ha accompagnato la pubblicazione del documento, Obama ha dichiarato chiusa la questione (che va avanti almeno dalla campagna elettorale del 2008) e ha detto chiaramente che lui e gli americani hanno di meglio da fare e altre questioni su cui spendere le loro energie.
Far cambiare idea a un cospirazionista è dura, però, e lo confermano anche gli studi psicologici di cui abbiamo già raccontato. Jonathan Kay, responsabile della sezione del quotidiano canadese National Post, che sui birthers e gli altri teorici del complotto americani ha scritto un libro intero che esce il prossimo 17 maggio nel Nordamerica – “Among the truthers” – ne ha scritto per il Washington Post un’anticipazione che elenca diversi tipi di cospirazionist, categoria umana molto attuale e in crescita numerica, sembrerebbe. Mentre scriveva il suo libro, Kay ne ha incontrati centinaia e spiega che cosa li accomuna veramente: non la visione politica, l’appartenenza a un particolare gruppo sociale o l’età. Si tratta soprattutto di persone che con la realtà hanno un rapporto distorto.
I teorici del complotto si ritirano in mondi di fantasia, modificando i fatti e la storia per farli coincidere con i loro bisogni psicologici e le loro motivazioni sentimentali.
1. Gli annunciatori dell’Apocalisse
Gli appartenenti a questo gruppo sono spesso cristiani fondamentalisti, convinti che nel mondo arriverà presto un violento scontro tra le forze del Bene e quelle del Male. Si guardano intorno, quindi, per cercare segni che annuncino la resa dei conti. Nelle loro convinzioni, la fine del mondo coincide spesso con la fine dei “valori americani” come li intendono i conservatori più estremisti. Obama è una minaccia perché rappresenta confusamente diverse loro paure: l’islamismo nella religione, gli afroamericani nella società e nella cultura, il socialismo nella politica.
2. Gli storici falliti
Chi legge la storia come la marcia trionfale di un gruppo che merita di essere nel giusto e nel vero, e che ha tutte le carte in regola per dominare il mondo, tende poi a scontrarsi con il fatto che, nella realtà, quelle idee di dominio non si realizzano. Le teorie cospirazioniste forniscono una spiegazione consolante per le proprie teorie su come dovrebbe andare la storia del mondo. Kay dice che un esempio tipico di questo atteggiamento sono i negazionisti dell’Olocausto.
3. Gli squilibrati
Nel corso delle sue ricerche, Kay ha incontrato un sacco di gente che, semplicemente, aveva disturbi mentali, e trasferiva le proprie difficoltà in teorie del complotto in cui spesso essi avevano una parte rilevante o erano a conoscenza di segreti ignoti alle autorità. Tra questi, una persona che diceva di aver fatto da autista agli attentatori dell’11 settembre, con la sua limousine, per i giri esplorativi a New York e dintorni nei giorni precedenti l’attentato.
4. Quelli in crisi di mezza età
Kay stesso si sente a disagio a dirlo, ma è costretto a notare che molti cospirazionisti sono persone di 40-50 anni che attraversano una crisi personale e hanno affrontato pesanti delusioni sul fronte familiare o lavorativo. Aderire a qualche teoria del complotto, e tenere conferenze o incontri pubblici, aiuta molti di loro a inventarsi una nuova vita in cui hanno un seguito per le loro idee.
5. Quelli in malafede
L’imprenditore e personaggio televisivo Donald Trump si sta ricavando uno spazio di visibilità sempre maggiore nella politica americana, e non è escluso che punti a candidarsi alle prossime elezioni presidenziali. Il Post ne ha già fatto un esauriente ritratto. Quando Obama ha presentato il suo certificato di nascita pochi giorni fa, ha tenuto una conferenza stampa in cui, invece di accettare il fatto che i già traballanti argomenti dei birthers avevano ricevuto il colpo di grazia, ha detto di sentirsi “fiero” del ruolo giocato in questa storia e chiedendo con insistenza perché Obama non avesse reso pubblico il documento molto tempo fa. Ha anche dichiarato che ora il documento dovrà passare l’esame di non meglio precisati “esperti”. È probabile che intenda solo approfittare del momento di popolarità che, tra i repubblicani, hanno le posizioni più estremiste e populiste.
foto: John Moore/Getty Images