Cosa cambia col reato di clandestinità
La sentenza della Corte di giustizia europea è immediatamente esecutiva: cosa cambia da adesso in poi
Dopo la fine degli accordi con la Libia, punto centrale della politica del governo sull’immigrazione, ieri l’Unione Europea ne ha buttato giù un altro mattone. Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea, ieri, ha restituito la libertà a un cittadino tunisino di nome Hassen El Dridi. L’uomo, di nazionalità algerina, era stato espulso dall’Italia nel 2004 e poi condannato a un anno di reclusione nel 2010 per avere ignorato un secondo ordine di espulsione. La legge in base alla quale El Dridi era stato condannato era quella sul reato di clandestinità approvata nel 2009 dal governo italiano. La sentenza stabilisce che la clandestinità in sé non sia un reato punibile con la detenzione ed è immediatamente effettiva su tutti i casi come quello di Hassen El Dridi. Fabio Roia, giudice del Tribunale di Milano, ha spiegato così al Corriere della Sera cosa succederà.
Spiega Roia che «devono essere immediatamente scarcerati gli extracomunitari clandestini che sono stati arrestati in flagranza, per violazione dell’articolo 14 comma 5 della legge sull’immigrazione 285/98 così come modificata nel 2009 dal cosiddetto pacchetto-sicurezza» . Si tratta — secondo un calcolo empirico fatto dal giudice — nella sola Milano, di tre quattro persone al giorno, una ventina a settimana e quindi circa un migliaio l’anno. E i processi? «Devono essere tutti chiusi con formule assolutorie».
La motivazione della sentenza si richiama alla direttiva europea sull’immigrazione approvata dall’UE lo scorso dicembre: sebbene non sia stata ancora ratificata dal Parlamento italiano, di fatto è già esecutiva anche per noi. Quella direttiva prevede l’espulsione dei clandestini ma stabilisce che questa vada portata avanti attraverso “una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali” .
Secondo la Corte di giustizia, la detenzione per clandestinità “può compromettere” questa politica, e quindi l’Italia “dovrà disapplicare ogni disposizione nazionale contraria al risultato della direttiva (segnatamente, la disposizione che prevede la pena della reclusione da 1 a 4 anni) e tenere conto del principio dell’applicazione retroattiva della pena più mite, il quale fa parte delle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri. […] Solo qualora l’allontanamento rischi di essere compromesso dal comportamento dell’interessato, lo Stato membro può procedere al suo trattenimento. Conformemente alla direttiva rimpatri il trattenimento deve avere durata quanto più breve possibile ed essere riesaminato ad intervalli ragionevoli… Inoltre gli interessati devono essere collocati in un centro apposito e, in ogni caso, separati dai detenuti di diritto comune”. Per questa ragione gli immigrati detenuti perché clandestini saranno rilasciati.
Il reato di clandestinità, tra l’altro, aveva già subito diversi colpi in Italia. “Nei mesi passati molti giudici hanno assolto immigrati che non avevano ottemperato all’ordine d’espulsione del questore”, scrive Repubblica, perché la loro detenzione contrastava con la direttiva europea 115 del 2008 sui rimpatri. A luglio del 2010 la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima l’aggravante di clandestinità; lo scorso dicembre aveva dichiarato “non punibili” gli immigrati che non si allontanano a causa di un “estremo stato di indigenza”. Gia dall’inizio dell’anno, dopo l’entrata in vigore della direttiva sull’immigrazione, molte persone detenute perché clandestine sono state scarcerate.
foto: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images