Contro Di Pietro
Il Foglio racconta della campagna elettorale napoletana del PD e di una nuova piega dei rapporti con l'ex alleato
Il Foglio ha mandato un inviato a capire la campagna elettorale del Partito Democratico a Napoli e se lo scontro con la candidatura De Magistris segni una svolta nei tormentati rapporti con l’Italia dei Valori.
C’è un magistrato, un prefetto, un imprenditore, un avvocato, un ingegnere e un ex ministro… Mmmm, no. C’è uno scrittore, un professore, un ex governatore, uno spezzino, un salernitano, un napoletano… Mmmm, no. C’è un presidente, un imputato, un penalista, un indagato, un segretario, uno studente… Mmmm, no, non ci siamo proprio. Ecco, diciamola tutta: a Napoli ci sono davvero molti modi, molti punti di vista e molte chiavi di lettura diverse per raccontare la storia di una delle campagne elettorali più pazze che si siano mai viste in giro per l’Italia negli ultimi anni.
E così si potrebbe partire dalla descrizione delle difficili (eufemismo) condizioni in cui si trova da anni il capoluogo campano. Si potrebbe partire dalle notevoli biografie dei dieci candidati sindaci (per dire: c’è anche Carlo Taormina). Si potrebbe partire dalle incredibili acrobazie fatte dal Pd per trovare un candidato capace di contendere al centrodestra lo scettro di sindaco della città (vedi le primarie prima convocate e poi misteriosamente annullate, vedi le centinaia di minacciosi cinesi immortalati di fronte ai gazebo democratici, vedi le eterodirezioni di scomodi scrittori con molti anelli sulle dita). E si potrebbe persino partire, tanto per farsi due risate, anche dagli appassionanti scambi d’opinione offerti alla città dal ruspante ex ministro Clemente Mastella e dallo spietato ex magistrato Luigi De Magistris (scena dello scorso 31 marzo di fronte alle telecamere dell’emittente locale napoletana Canale 21: De Magistris: “Lei è un personaggio folcloristico”. Mastella: “Lei è un farabutto”. De Magistris: “E lei è da seduta psichiatrica”. Mastella: “Io sono un uomo, lei no”. De Magistris: “Sembri la Santanché”, e così via…).
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