Perché PlayStation Network si è rotto
Il servizio multiplayer è fuori uso da sei giorni, forse per un attacco informatico
di Emanuele Menietti
Da sei giorni, PlayStation Network (PSN) è offline e diversi milioni di iscritti al servizio non possono accedere ai punteggi dei loro videogiochi online né sfidarsi a distanza con i loro amici. Sony dice di essere al lavoro per risolvere l’avaria, ma fino a ora ha dato notizie poco chiare sulle cause che hanno portato il sistema a collassare. Si tratta del più lungo periodo offline da quando è stato lanciato PSN e i tempi richiesti per rimettere in sesto il servizio, insieme alle preoccupazioni per la possibile perdita di dati personali degli iscritti, hanno fatto molto discutere online nei forum degli appassionati di videogiochi e anche nei siti di informazione, specializzata e generalista.
Che cos’è
PSN esiste dall’11 novembre del 2006 ed è stato realizzato da Sony per creare una serie di servizi aggiuntivi per PlayStation 3 e per PlayStation Portable. I servizi base sono gratuiti e per utilizzarli è sufficiente collegare la propria console a Internet utilizzando una connessione a banda larga.
I servizi
PSN permette di giocare in modalità multiplayer con gli altri utenti iscritti al servizio. Per farlo crei una tua identità sul network e poi trovi gli amici con cui giocare ai videogiochi attraverso la connessione a Internet, senza dover condividere la stessa console o lo stesso luogo. All’interno di PSN c’è anche uno store che ti permette di acquistare videogiochi, ma anche film, musica e altri elementi aggiuntivi per i tuoi videogame. Paghi direttamente online con la tua carta di credito e i tuoi acquisti vengono poi scaricati nella memoria della PlayStation 3. Altri servizi ti consentono di chattare e fare videochiamate verso gli altri iscritti a PSN, navigare sul Web e frequentare il mondo virtuale di PlayStation Home, dove puoi incontrare e far conoscenza virtualmente con gli altri iscritti del network.
Numeri
Poiché molte funzionalità sono gratuite e i servizi aggiuntivi sono molto appetibili, in pochi anni PSN ha raccolto più di 70 milioni di nuovi iscritti. Questi si collegano per giocare online, acquistare nuovi titoli ed effettuare altri download e si stima che in meno di cinque anni siano stati effettuati 1,4 miliardi di download all’interno del Network. Il sistema è molto trafficato e utilizzato e anche per questo motivo ha fatto scalpore l’avaria prolungata di questi giorni.
Che cosa è successo
Fino a ora Sony ha dato pochi dettagli per capire cosa abbia portato PSN a crollare, ma la scansione temporale degli eventi è comunque ormai chiara. Tutto è iniziato il 20 aprile scorso, quando Sony ha riconosciuto ufficialmente che qualcosa non stava funzionando per il meglio su PSN. Alcune funzionalità non erano disponibili e gli utenti che cercavano di collegarsi venivano dirottati su una pagina di cortesia che li avvisava di una momentanea manutenzione. Il giorno dopo Sony ha confermato di essere al lavoro per risolvere il problema e che per ripristinare tutti i servizi ci sarebbero voluti un paio di giorni.
Dopo un paio di giorni di informazioni vaghe, il 22 aprile Sony ha fornito qualche dettaglio in più sul problema, citando per la prima volta la possibilità di un attacco informatico.
Un’intrusione esterna contro il nostro sistema ha interessato i servizi PlayStation Network e Qriocity [il servizio offerto da Sony per lo streaming on demand di musica, film e videogiochi, ndr]. Per poter condurre un’indagine e per poter verificare che i nostri servizi di rete funzionino in futuro con regolarità e sicurezza, abbiamo spento PlayStation Network e Qriocity la sera di mercoledì 20 aprile. Offrire intrattenimento di qualità ai nostri clienti e ai partner è la nostra principale priorità. Stiamo facendo tutto ciò che possiamo per risolvere la situazione in fretta, e vi ringraziamo tutti per la pazienza.
Il giorno seguente, Sony ha comunicato di essere al lavoro per rendere più stabile e sicura la propria rete. Una procedura che richiede tempo e che sembra confermare ulteriormente i problemi di sicurezza di cui soffriva PSN. Tra ieri e oggi, alcuni manager della società hanno confermato che il servizio rimarrà offline a tempo indeterminato in attesa della sua messa in sicurezza. La possibilità che PSN sia stato colpito da un attacco esterno è stata confermata e lascia aperti numerosi interrogativi.
Quali sono i rischi
La preoccupazione principale è legata alla possibilità che gli autori del presunto attacco siano entrati in possesso dei dati di una porzione degli iscritti a PSN. Per acquistare i contenuti extra nello store online di Sony all’interno del Network è sufficiente utilizzare una carta di credito e non è escluso che i numeri di alcune carte siano finite in mani poco raccomandabili. La società sta studiando quella che ha definito una intrusione dall’esterno per capire se dati personali siano stati o meno sottratti.
Chi è stato
È difficile immaginare chi o cosa abbia portato PSN a bloccarsi perché Sony non ha ancora dato informazioni sufficienti sull’accaduto, probabilmente per tutelarsi ed evitare che ulteriori dettagli possano complicare la rimessa in sicurezza del Network. Alcuni hanno ipotizzato che dietro l’annunciato attacco vi siano alcuni attivisti informatici che usano il nome Anonymous quando compiono le loro azioni di protesta e dimostrative online. Un’ipotesi è che l’attacco sia legato alla vicenda di George Francis Hotz, noto come GeoHot, che si era dato da fare per sbloccare la PlayStation 3, permettendo l’installazione di programmi non autorizzati da Sony (il ventenne aveva fatto qualcosa di simile con gli iPhone). La società decise di fare causa a GeoHot e infine le due parti raggiunsero un accordo prima di una sentenza poco prevedibile che avrebbe potuto metterli entrambi in difficoltà. Secondo questa tesi, l’attacco contro PSN sarebbe stato un’azione organizzata da una parte di Anonymous per vendicare GeoHot, ma questa possibilità è tutta da provare e per ora ha avuto poco seguito, stampa italiana a parte. Altri ritengono che il sistema sia andato offline per puri motivi tecnici forse riconducibili alla recente avaria di un importante insieme di server di Amazon Web Services, le cui cause anche in questo caso non sono ancora del tutto note.