Da dove vengono i Guantanamo Files?
La lotta tra i giornali per accaparrarsi i documenti di Wikileaks e pubblicarli prima degli altri
Una delle storie più appassionanti collegate ai Guantanamo Files ha a che fare con le modalità con cui sono stati ottenuti dai giornali e con la loro gara per pubblicarli per primi. Com’è noto il rapporto di Julian Assange con i media non è mai stato del tutto limpido, e anche questa volta sembra ci siano stati notevoli tentativi di sabotaggio e colpi di scena.
Il New York Times, nella sua introduzione ai Guantanamo Files, ha precisato che i cable vengono da Wikileaks ma che a passarglieli è stata un’altra fonte. Altre testate hanno invece scritto subito di averli ottenuti direttamente dall’organizzazione di Assange. Lo Huffington Post ha cercato di ricostruirne il percorso.
Assange aveva iniziato già alla fine del 2010 a dire ad alcuni giornali di essere in possesso di documenti riservati su Guantanamo. Cinque mesi dopo un’altra fonte confermò alla Reuters che Assange aveva «schede personali di ogni detenuto di Guantanamo» ma che i documenti non erano ancora stati diffusi. Poco dopo, il direttore della radio pubblica americana NPR, Dick Meyer, disse allo Huffington Post di avere avuto un incontro con la direzione del New York Times per decidere che cosa fare una volta entrati in possesso dei file. Una settimana fa il New York Times ha contattato la sezione investigativa di NPR dicendo che le avrebbe passato i file che nel frattempo aveva già ottenuto, quindi li ha passati anche al Guardian. Nel caso dei cables del dipartimento di Stato era successo esattamente l’opposto: in quel caso era stato il Guardian a passarli al New York Times, dato che in quel periodo Assange aveva interrotto le relazioni con il giornale americano ed era invece in ottimi rapporti con quello britannico.
La collaborazione tra New York Times e NPR è nata soprattutto in virtù di Susan Reber e Margot Williams, due giornaliste che fino a poco tempo fa si occupavano per il New York Times proprio del database su Guantanamo e che ora sono parte del servizio di inchieste di NPR. Il direttore di NPR ha comunque detto di non sapere chi ha fornito i documenti al New York Times.
Da quando ha interrotto i suoi rapporti con il New York Times, Assange ha cercato altre testate con cui collaborare negli Stati Uniti. A metà febbraio Wikileaks ha iniziato a collaborare con McClatchy Newspapers (che è l’editore di moltissime testate locali negli Stati Uniti) e il Washington Post, a cui ha fornito i documenti intorno alla fine di marzo. Poi ha passato i cable su Guantanamo ad alcune testate europee: Telegraph, El Pais, Le Monde e Spiegel, nonché le italiane Espresso e Repubblica. In tutti questi casi l’accordo prevedeva che i documenti potessero essere pubblicati solo dopo avere ottenuto il via libera esplicito da Wikileaks.
NPR e il New York Times avevano pianificato di pubblicare i primi documenti domenica sera, ma hanno finito per farlo prima del previsto perché sul Telegraph erano già iniziati a uscire. McClatchy ha fatto sapere che intorno alle 5.30 del pomeriggio di ieri ha avuto il via libera da Wikileaks a pubblicare i cable e quindi i suoi giornalisti si sono dovuti notevolmente affrettare rispetto ai tempi previsti. Carol Reosenberg, giornalista del Miami Herald ha detto di essere stata colta molto di sorpresa da questo cambio di programma: «Tutto quello che so è che ho passato gli ultimi mesi a scavare in questi documenti e che poi all’improvviso il divieto di pubblicazione è stato rimosso con un preavviso di due ore», ha detto in una mail allo Huffington Post. Wikileaks ha riconosciuto che ci fosse una gara in corso tra le diverse testate scrivendo su Twitter che «NYT e Guardian hanno tentato di anticipare i documenti rispetto alla nostra coalizione. Ma avevamo le nostre fonti e li abbiamo pubblicati prima».