Chi era Sathya Sai Baba
Il leader spirituale indiano morto oggi aveva milioni di fedeli che lo veneravano come un Dio
Sathya Sai Baba, morto questa mattina a 84 anni, è stato un leader spirituale indiano con milioni di seguaci in tutto il mondo. Presentava se stesso come una reincarnazione di Shirdi Sai Baba, un santone indiano morto nel 1918 e venerato anche ai nostri giorni, la cui spiritualità univa elementi delle religioni indù e musulmana. A testimonianza del credito di cui godeva in patria, la sua salma riceverà funerali di stato il 27 aprile. Era ricoverato in condizioni molto critiche da diversi giorni, e intorno all’ospedale si erano riunite folle di fedeli.
Il numero complessivo dei suoi sostenitori è difficile da definire, dato che non ci sono atti formali di registrazione al culto, ma lui in prima persona e diversi suoi rappresentanti hanno dichiarato in varie occasioni di avere seguaci in quasi tutti i paesi del mondo. Tra queste anche molti attori di Bollywood, star indiane del cricket, politici e celebrità straniere; tra queste, George Harrison e Steven Seagal hanno dimostrato interesse per la sua figura.
La spiritualità del movimento religioso che faceva capo a Sai Baba non è definita con molta precisione attraverso un insieme di testi o di norme, e mantiene però il fondatore e i numerosi miracoli a lui attribuiti come elementi centrali. Il guru si dichiarava apertamente come reincarnazione di diverse divinità indù come Shiva, ma predicava anche che il nocciolo del suo messaggio consisteva nell’unità di tutte le religioni e che nessun nuovo fedele era obbligato ad abbandonare il suo credo precedente, qualunque fosse. Grande importanza è data poi al servizio attivo all’interno della comunità. Nei suoi primi discorsi degli anni Cinquanta e Sessanta, Sai Baba dichiarava di essere onnipotente ed onnisciente; la venerazione che diversi fedeli hanno per lui è molto simile a quella per una divinità.
Attraverso una fondazione che porta il suo nome, Sai Baba ha fondato diverse attività educative, sanitarie e di solidarietà in India e altrove. Sai Baba era nato e cresciuto a Puttaparthi, una cittadina di 25mila persone nello stato dell’Andhra Pradesh, uno stato nel sudest della penisola indiana che ha circa 85 milioni di abitanti. Nella sua città aveva costruito l’ospedale in cui è morto, diverse cliniche, un’università e un ashram (centro spirituale) frequentato da migliaia di fedeli, dando un fortissimo contributo alla vita economica della zona.
In numerose cerimonie pubbliche a cui prendeva parte, Sai Baba materializzava apparentemente dal nulla gioielli come collanine e orologi, ceneri sacre della religione indù (vibuthi), frutti, erbe e altri oggetti tra cui i lingam, rappresentazioni di Shiva spesso in forma di sfere dorate. In rete si possono vedere molti video di questi presunti miracoli e molti altri che spiegano i trucchi da illusionista con cui sarebbero stati ottenuti. Altre critiche alla sua figura sono venute dalla gestione dell’impero finanziario costruito nel corso della sua vita, e da presunti casi di molestie sessuali, per cui Sai Baba non è mai stato incriminato. In sua difesa, l’allora primo ministro indiano Vaypajee, giudici e parlamentari scrissero una lettera nel 2001 per difenderlo dagli attacchi portati avanti attraverso articoli, libri e trasmissioni televisive intorno al mondo almeno a partire dagli anni Settanta.