Il business della fecondazione artificiale
Lindsay Kamakahi sostiene che i prezzi corrisposti alle donatrici di ovuli non sono equi
Una donna americana, Lindsay Kamakahi, ha fatto causa a una delle più grosse aziende che si occupano di fecondazione assistita per violazione della legge anti-trust. La donna, che in passato ha donato i suoi ovuli a una clinica privata in cambio di soldi, sostiene che la American Society for Reproductive Medicine (ASRM) ha assunto una posizione di monopolio nel mercato della fecondazione assistita attraverso una politica dei prezzi al ribasso.
La fecondazione assistita è un business particolarmente florido negli Stati Uniti. La American Society for Reproductive Medicine, insieme alla Society for Assisted Reproductive Technology (SART), rappresenta circa l’85 percento delle cliniche private che negli Stati Uniti offrono servizi di assistenza per la fecondazione artificiale. Nel 2000 le due società hanno fissato delle regole che tutte le cliniche sono obbligate a rispettare se non vogliono essere espulse dalla loro lista, e tra queste alcune riguardano proprio i prezzi delle prestazioni offerte.
Lindsay Kamakahi sostiene che questi prezzi non sono giusti perché sono stati fissati tenendo come riferimento il prezzo che viene corrisposto agli uomini che donano sperma – dai 75 ai 93 dollari – e non tengono conto del fatto che la donazione degli ovuli è un processo molto più complesso e doloroso rispetto a quello degli spermatozoi. Prima di poter fare una donazione di ovuli, ogni paziente deve sottoporsi a un trattamento farmacologico di tre settimane. Poi una volta in ospedale deve sottoporsi ad alcuni esami e infine, il giorno della donazione, a una dolorosa procedura di estrazione degli ovociti che viene effettuata tramite un lungo ago. Nel migliore dei casi, serve almeno un giorno per riprendersi dall’intervento. Per questo la signora Kamakahi ha ritenuto che qualsiasi prezzo che non tenesse conto di questa sofferenza extra rispetto agli uomini non fosse giusto e valutato con i suoi avvocati che ci fossero gli estremi per una citazione in giudizio.
Gli avvocati della signora Kamakahi dicono che l’accordo sui prezzi siglato dalle due società ASRM e SART costituisce una «cospirazione contro il libero mercato» e quindi una violazione della legge anti-trust. Sostengono infatti che mentre la signora Kamakahi – e come lei molte altre donatrici – non hanno potuto avere il corrispettivo che meritavano, le cliniche si sono enormemente arricchite. A fronte infatti di un esborso di poche centinaia di dollari per ottenere ovuli e spermatozoi, le cliniche private chiedono migliaia di dollari per seguire i pazienti nel loro ciclo di fecondazione assistita. La denuncia presentata dagli avvocati della signora Kamakahi stima che il giro d’affari proveniente dall’acquisto di ovuli sia di circa ottanta milioni di dollari all’anno.