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  • Martedì 19 aprile 2011

La Siria annulla lo stato di emergenza

Dopo una nuova notte di scontri il governo ritira la legge in vigore da 48 anni

Aggiornamento delle 16:30
Il governo siriano ha annullato lo stato di emergenza che era in vigore nel paese da 48 anni. Il presidente Bashar al-Assad non ha ancora firmato la legge, ma dovrebbe ormai trattarsi di una semplice formalità. Secondo l’agenzia siriana SANA il governo avrebbe abolito la Corte per la sicurezza dello stato, che si occupava dei processi ai prigionieri politici, e avrebbe avrebbe inoltre emanato una nuova legge che permette le manifestazioni pacifiche.

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Migliaia di persone hanno occupato nella notte il centro di Homs, la terza città più grande della Siria, per protestare contro il governo e la dura repressione delle manifestazioni degli ultimi giorni. Le forze di sicurezza fedeli al presidente Bashar al-Assad avrebbero nuovamente sparato sulla folla, ma non si hanno ancora notizie certe sul numero delle vittime. Al Jazeera riferisce che nella giornata di ieri sono state uccise almeno 25 persone nella piazza principale di Homs, dove i manifestanti hanno deciso di raccogliersi per portare avanti la rivolta e chiedere le dimissioni del governo.

Nella notte l’esercito ha di fatto chiuso Homs, istituendo tre zone in città delimitate dai posti di blocco. I militari hanno poi chiesto ai manifestanti di abbandonare la piazza principale della città con un ultimatum scaduto alle 2.30 del mattino, ma diversi attivisti segnalano che verso le 2.15 sono iniziati i primi scontri a fuoco. La piazza si è rapidamente svuotata e i manifestanti si sono dispersi per le vie della città.

Le nuove proteste hanno seguito una dichiarazione del ministro dell’Interno della Siria, che ha bollato come «una insurrezione armata» le manifestazioni che da circa un mese vengono organizzate nelle principali città del paese. Poche ore prima di ritrovarsi in piazza, a Homs diverse migliaia di persone hanno partecipato ai funerali dei manifestanti uccisi in città nei giorni scorsi. Durante la cerimonia, hanno cantato inni contro Assad e chiesto le sue dimissioni.

Due giorni fa, Assad aveva promesso nuovamente di annullare lo stato di emergenza nel paese, governato con leggi speciali da una decina di anni, e di avviare una serie di riforme per rendere maggiormente democratico il sistema politico della Siria. In attesa di azioni concrete, i manifestanti hanno continuato a organizzare le loro proteste. Nelle ultime quattro settimane, dicono gli attivisti, i manifestanti uccisi sarebbero stati almeno 200: numero a cui va aggiunto un numero imprecisato di feriti, che spesso preferiscono non andare in ospedale per farsi curare perché temono di essere identificati.