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Linkiesta racconta storie, dati e informazioni dalle carceri italiane
Linkiesta ha raccolto molti dati e informazioni che descrivono realisticamente come non funzionano le prigioni italiane: ieri un’altra persona è morta, a trent’anni, in carcere.
Per Domenico Pacilio quello di Messina è il terzo carcere in pochi mesi. Gravemente malato, da alcuni giorni ha deciso di intraprendere uno sciopero della fame per protestare contro la mancanza di cure e di assistenza. Lo scorso dicembre, mentre era in cella a Secondigliano, è rimasto paralizzato da un colpo apoplettico. Oggi gli è negata persino una carrozzina. «Per andare in bagno – racconta piangendo a una delegazione di parlamentari radicali – sono costretto a strisciare per terra». È in prigione per calunnia.
Nel reparto “sosta” della casa circondariale di Messina – cinque celle fatiscenti e trentadue detenuti – la sua storia è una delle tante. Antonino Bonasera ha trent’anni. Da una quindicina di giorni non può più muovere una mano. «Ho un dito fratturato da due settimane – spiega ai politici in visita – ma non ho ancora ricevuto nessuna cura». Per le conseguenze di un’ernia al disco, il 25 febbraio scorso Antonino avrebbe dovuto fare una Tac. Ai primi di aprile non era ancora riuscito ad andare in ospedale. «Non mi portano perché mancano gli agenti di scorta» si lamenta.